venerdì 26 febbraio 2010

Parco Giorgio Almirante?

Parco Giorgio Almirante?
Ovvero: Santa Marinella è in metastasi e la giunta Bacheca
gioca con i “palliativi”.


Nell’apprendere questa notizia bisogna provare ad immaginarsi due situazioni.
Nella prima immaginare di essere a spasso con il proprio figlio in un parco intitolato a Giorgio Almirante e che ti chiede chi fosse il tale in questione. Se si è di destra ci si sperticherebbe in una retorica nazional-popolare in chiave revisionistica ponendo di più l’accento sugli ultimi anni del personaggio e omettendo i suoi gravi errori, perpetrati in gioventù, che contribuirono ai tristi orrori del nazifascismo. Infatti fino al maggio del 1942 Almirante, nell'articolo "Contro le pecorelle dello pseudo-razzismo antibiologico", ribadiva l'adesione del regime alle tesi razziste rispondendo alle accuse che le indicavano come un corpus estraneo alla cultura cattolica e nazionale:
«Noi vogliamo essere, e ci vantiamo di essere, cattolici e buoni cattolici. Ma la nostra intransigenza non tollera confusioni di sorta […] Nel nostro operare di italiani, di cittadini, di combattenti – nel nostro credere, obbedire, combattere – noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti. Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo».


Se si è di sinistra (magari di vecchio stampo) ci si esibirebbe in un pezzo di retorica antifascista; di quelle usurate che oggi producono solamente una blanda opposizione che talvolta rende complici.
Entrambi i tipi si troverebbero d’accordo solamente sul fatto che era “un grande parlatore” (tal’è il luogo comune), come se fossero più importanti le parole dei fatti concreti. In ogni caso non si darebbe al proprio ragazzo un quadro esatto e spassionato della cruda realtà e cioè perché succede questo!
E qui veniamo al secondo sforzo di immaginazione che vedrebbe il sindaco e la sua giunta progettare questa astuta mossa politica prima delle elezioni. “Aho! Damo ‘na scrollata ai nostri elettori più de destra! Famoje vedé che pensamo pure a loro…
La richiesta della Destra è datata 23 maggio 2008

‘Nsomma damose n’identità!”







E l’altro che risponde: “Bella oh! Così damo pure ‘na botta a sti rompipalle de forza italia. Je famo vede chi comanna qua dentro sto cavolo de piddielle!”
Addentrandosi in un’analisi politico-elettorale si può affermare che il sindaco è piccolo e la sua maggioranza è poco coraggiosa infatti questa mossa risulta abbastanza miope a meno che non si sentano già certi della vittoria. Teoria vuole che vinca la coalizione più unita e quindi sarebbe stato più produttivo per loro intitolare il parco direttamente a quelle figure che hanno trovato apprezzamento e rivalutazione anche nel popolo di Silvio: Benito Mussolini, Craxi o perché no!
Vittorio Mangano;
quest’ultimo su una bella statua “equestre”… magari imbottita di soldi riciclati della mafia e droga.
Lungi da noi il paragone tra Mangano e Almirante, c’è da sottolineare che il primo sarebbe stato un segnale più attuale visto le recenti cronache politico-giudiziarie.
Altro aspetto, ricorrente nel solito scadente modo di fare politica nelle zone più depresse del Paese, che ci preme mettere in evidenza è il continuo sperpero di denaro pubblico: i nostri soldi spesi male invece di adoperarli per i bisogni reali e sempre più urgenti della gente tutta!
Togliere, sostituire e realizzare qualche palina con targa marmorea per dare adempimento a questa delibera potrebbe portare via, visto i precedenti, almeno 1.000 – 2.000 euro! Siete sicuri che questa sia una priorità?
Sai… duemila buttati lì, duemila elargiti allegramente là! Forse con questi soldi ci si potrebbe tappare qualche buca in più o salvare qualche palma dal punteruolo rosso.
Ma in questi giorni assistiamo ad altre cose strane che accadono e che purtroppo passano inosservate… anche all’opposizione.
Ad esempio la notizia dei 32.000 euro elargiti dalla Fondazione Cariciv per sostenere progetti di ricerca scientifica da realizzare nel comprensorio dell’area tolfo-cerite riguardanti settori tematici quali la salute pubblica e medicina preventiva. Cosa che ha trovato il plauso del sindaco:
“Sono onorato – ha dichiarato il sindaco di Santa Marinella, Roberto Bacheca - che la Fondazione Cariciv del presidente Cacciaglia abbia sostenuto questo progetto, che vede la collaborazione diretta del Comune di Santa Marinella, attraverso la Riserva naturale di Macchiatonda, il dipartimento di Biologia dell’Università di Tor Vergata, L’Asl Roma F - direzione sanitaria e settore veterinario, e conferma l’impegno dell’Amministrazione comunale di Santa Marinella su temi sociali fondamentali come la salute pubblica e la qualità ambientale del territorio.”
Tu dici:”Bene!” Ma poi se leggi attentamente quali scopi pratici verrebbero svolti forse un po’ trasecoli.
“Un progetto riguarda “l’analisi delle comunità di microorganismi degli stagni della Riserva naturale di Macchiatonda”. Come è noto e dimostrato, le zone umide costiere, pure essendo tra gli habitat più importanti per la conservazione della biodiversità e la tutela degli uccelli migratori, sono spesso oggetto di studi degli aspetti vegetazionali o faunistici volti a favorire gli aspetti gestionali, mentre da un punto di vista ecologico è importante indagare anche la componente microbica. Questo studio permetterà all’Ente di gestione, attraverso campionamenti, di raccogliere dati sullo status ecologico della comunità microbica in relazione alla presenza di macrofauna ed alle influenze stagionali, consentendo di constatare lo stato di salute di un’area umida mediante la rilevazione qualitative e quantitativa di particolari specie microbiche che fungono da “predittori”, quindi da indicatori dello stato di salute della zona umida. Il secondo progetto finanziato, dal titolo “monitoraggio dello status microbiologico dei corsi d’acqua ove insistono avifauna migratoria e bestiame, per verificare la presenza ceppi di enterobatteri resistenti agli antibiotici, potenzialmente trasmissibili alla popolazione umana”, riguardante il tema della salute pubblica, assume una valenza oltre che scientifica anche sociale, dato che prevede come aree di monitoraggio corsi o bacini idrici presenti su porzioni di territorio di ben 5 Comuni : Santa Marinella come capofila…”
Se vogliamo parlare di ambiente: con 32.000 euro quante palme si salverebbero a Santa Marinella?
Per caso ne gioverebbe l’ambiente, l’immagine di Santa Marinella tutta e guarda un po’… il turismo
E vogliamo parlare della raccolta differenziata? Del progetto così detto Porta a porta? Ieri l’altro c’è stato il quinto proclama in due anni di governo e siamo ancora alla fase progettuale che ha prodotto finora solo un fascicolo ottenuto mettendo insieme pezzi, non si sa presi da dove, di testi anche contraddittori fra loro e molto confusi. Continuando così rischiamo di perdere nuovamente i finanziamenti della Provincia e ancora peggio l’emergenza rifiuti (alla napoletana) che produrrebbe solo una corsa scellerata all’incenerimento canceroso della mondezza a Torre Valdaliga o ad Allumiere (il Betolaso Gate, con l’equazione emergenza = business per i soliti noti, insegna!)
E vogliamo parlare del devastante quanto fumoso progetto dell’ampliamento del porto in cambio di chissà quanti e quali posti di lavoro. Eppure Torre Valdaliga dovrebbe insegnare: a fronte di uno scellerato impianto, quanti sono diventati i lavoratori impiegati? Che vantaggi economici ha portato alla popolazione? A proposito ci ripetiamo: “Sindaco… che fine hanno fatto i milioni (nostri) elargiti-ritornati dall’ENEL?
E del mostruoso centro commerciale di Valdambrini? E la sede comunale?
Finanche la notiziola dello sbarco in città di una non meglio precisata ditta marchigiana che secondo l’assessore all’arredo urbano dovrebbe installare e gestire dei cartelloni pubblicitari a Santa Marinella. Alcuni della misura spropositata di metri 3 x 6!!!
Ma che schifo! Penserete…
E dove li metteranno? Lato mare per nascondere magari qualche moletto in costruzione semiabusiva? Lato Monte così da coprire l’eventuale nube tossica proveniente da Allumiere? Tra un villino e l’altro così non si vedono le palme morenti? Mah!?

Nella conferenza stampa di presentazione alle ultime elezioni comunali tale Roberto Bacheca si impegnò sulle seguenti priorità:

* Sviluppo economico di Santa Marinella

* Sviluppo del turismo nella Perla del Tirreno
* Opere pubbliche

* Assestamento di bilancio e razionalizzazione della spesa pubblica

* Restituzione della DIGNITA’ alla popolazione.




A voi il bilancio!
Sarebbe forse il caso di restituire al mittente la famigerata frase espressa dal sindaco in quell’occasione riferendosi al Tidei:

“Ha fatto di più di non mantenere le promesse… ha ucciso le speranze!”

Caro giovane sindaco forse è il caso, se vuole dare un cenno di buon senso, che inizi con il ritirare “la delibera del Parco Giorgio Almirante”
… la popolazione tutta
potrebbe ringraziarla!



Gruppo Civico ARCHIMEDE

giovedì 25 febbraio 2010

Operazione verità 2010 n. 20

Questo è il mondo in cui vivete!







Ogni parola è superflua...

mercoledì 24 febbraio 2010

Stop all'aggressione del nostro territorio!


COMITATI UNITI DEL LAZIO
PER LA DIFESA DELLA SALUTE,
DELL’AMBIENTE E L’ AUTOGOVERNO
DEI NOSTRI TERRITORI

Siamo donne e uomini che in questi anni hanno resistito all'aggressione dei loro territori da parte di chi vuole far profitto sulla salute e sull'ambiente. Siamo coloro che si sono opposti alla politica piegata agli interessi dei privati, quella politica che schiaccia i bisogni e le volontà delle popolazioni per favorire industriali e imprenditori che fanno profitto con lo sfruttamento della terra e dell’ambiente.

In questi ultimi anni
le istituzioni comunali, regionali e nazionali hanno imposto con arroganza e autorità: centrali turbogas e a carbone, inceneritori e nuove discariche, la privatizzazione dell'acqua, mega aeroporti, mega autostrade, la TAV e come se non bastasse oggi si riparla di energia nucleare e a questo proposito il Lazio dovrebbe ospitare alcune centrali e siti per lo stoccaggio delle scorie.
Le popolazioni locali hanno risposto a tutto questo
autorganizzandosi in Comitati e lottando in prima persona contro le multinazionali che si nascondono dietro ogni grande opera: ENEL, ENI, COLARI, CALTAGIRONE, AMA, ACEA, SORGENIA, IMPREGILO, ANSALDO...

Le nostre non sono solo battaglie in difesa della nostra salute e dell'ambiente,
la nostra è una lotta per restituire il potere decisionale sui territori ai cittadini che vi abitano.

Non abbiamo bisogno di nuove centrali, inceneritori, autostrade, discariche, porti, aeroporti, centrali nucleari...
I nostri territori vanno risanati da mondezza e dai veleni, vogliamo una mobilità basata sul ferro, la nostra acqua deve essere pubblica,
per questo scenderemo in piazza anche il prossimo 20 Marzo.

La volontà popolare deve essere rispettata, nulla deve essere deciso sulla nostra testa.

Per tutte queste ragioni chiamiamo le reti sociali, i coordinamenti territoriali, le assemblee permanenti, i comitati di quartiere i/le tanti/e cittadini/e che in questi anni si sono mobilitati contro le scelte sbagliate della Regione Lazio ad una

MANIFESTAZIONE UNITARIA
DEI MOVIMENTI
CONTRO LE NOCIVITA’
E LE DEVASTAZIONI
AMBIENTALI DEL LAZIO
Sabato 6 Marzo ore 15:00
in Piazza Santi Apostoli a Roma


Assemblea permanente NO FLY Ciampino,
Comitato Fiumicino Resiste NO AL PORTO,
Comitato NO COKE Alto Lazio,
Comitato NO CORRIDOIO ROMA-LATINA,
Comitato RISANAMENTO AMBIENTALE Guidonia,
Coordinamento CONTRO L'INCENERITORE d'Albano,
Rete dei Cittadini NO TURBOGAS Aprilia,
Rete per la TUTELA della VALLE DEL SACCO...


... e GRUPPO CIVICO ARCHIMEDE


La parola coraggio batte nel cuore


«
Il vigliacco muore più volte al giorno,
il coraggioso una volta sola»
[Giovanni Falcone]




Il coraggio è di chi osa,
chi alza la testa,
chi prende la parola,
chi non teme niente
chi ha nel cuore la forza di dire,
nelle mani l'audacia di fare,
e si muove anche quando è stanco,
sorpassa la stanchezza,
e va avanti, gridando!

Il coraggio è delle persone sveglie,
sincere nell'animo e negli occhi.
Nella Rete si sta alzando una voce,
un'onda forte e potente,
che può cambiare questo Paese,
in meglio...

Il 20 febbraio 2010
davanti all'ambasciata Usa
ho visto il coraggio
e nel mio cuore ha ruggito il leone.

Enzo di Frenna



Operazione verità 2010 n. 19

Le minchiate che vi raccontano berlusconi e tutti gli "scodinzolini"
La ricostruzione in Abruzzo è come la "munnezza" sparita da Napule!


Contestata troupe del Tg1 nel corso della mobilitazione del 22 mattina all'Aquila: ''Scodinzolini!''
La Troupe era guidata dalla giornalista Maria Luisa Busi, in Abruzzo per un servizio per il settimanale di approfondimento Tv7. I manifestanti hanno contestato la loro presenza sul posto, gridando "scodinzolini, scodinzolini!" e accusando l'emittente nazionale di avere diffuso un'immagine falsata della situazione in Abruzzo.



"Quello che io posso dire - ha spiegato poi la Busi all'Ansa - è che io sono qui per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere, ovviamente, dell'informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto nel corso di questi dieci mesi dal terremoto. Posso solo dire - ha detto ancora - che quello che ho visto all'Aquila, in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita"
I cittadini de L'Aquila vogliono riprendersi la zona rossa, ovvero il cuore della città storica ancora proibita dopo il terremoto dell anno scorso. Una manifestazione che hanno chiamato la protesta delle mille chiavi. Come la settimana scorsa, sono tornati per appendere simbolicamente delle chiavi sulle transenne del corso a voler significare riprendiamoci la città. E così hanno proseguito oltre la piazza del Comune raggiungendo via Sallustio, una delle arterie principali, e tutti i vicoli vietati per 10 mesi ai cittadini dopo il terremoto. Il centro è presidiato dalle forze dell ordine, che non hanno aderito alla richiesta dei manifestanti di varcare i blocchi. Tutto il centro de L'Aquila è per il momento accessibile.

Bertolaso:
"Non mi dimetto,
gli Italiani sono con me"...
Sicuro ???


A distanza di tempo rileggete

questa massima
di San Disguido da Bertolaso.

A noi suona così:
"Gente mangiate di meno
che i vostri soldi mi servono
per gestire le emergenze...
dei miei amici!"

martedì 23 febbraio 2010

Minchiate per minchioni

Berlusconi il pubblicitario


Berlusconi ha annusato, dato che lui un certo fiuto ce l’ha e soprattutto una capacità pubblicitaria ce l’ha, visto che quello è sempre stato il suo mestiere, abbia colto il clima che c’è nel paese, un clima frizzante, le avete viste le immagini delle contestazioni dei politici, politici che sono costretti a rifugiarsi in una libreria con la gente de L’Aquila che va a ricordargli le promesse, poi è capitato al povero Ghedini e alla povera Bongiorno, bisognava ovviamente occuparsi del principale perché sicuramente non sono né Ghedini né la Bongiorno che hanno voce in capitolo, fanno quello che dicono i rispettivi leader, Berlusconi e Fini, però è significativo questo clima e Berlusconi che ha fiuto, ha capito che bisogna dare dei segnali, sono segnali che naturalmente ciascuno può dare secondo le proprie possibilità se Berlusconi davvero facesse le liste pulite gli si svuota il partito all’istante.
L’altro giorno c’era un articolo, del Foglio di Giuliano Ferrara “La rivolta dei deputati del Pdl contro la norma che diprietrifica le liste, moralizzare e punire, sgomento per iniziativa del governo che renderebbe ineleggibili gli inquisiti, è lo stesso tragico errore di Craxi”. Per la verità Craxi è scappato, quindi non si capisce bene il parallelo, ma sono talmente terrorizzati... (anche Ferrara ha un certo naso) dall’idea che i rinviati a giudizio e i condannati non possano fare politica che giustamente il Foglio scrive “Sgomento nel Popolo delle Libertà” guardate che lo sgomento precede di pochi istanti la fuga, è tutto da ridere, come le norme anticorruzione, avete visto che erano state commissionate a Ghedini e a Alfano. Berlusconi gli aveva detto: fatemi una legge anticorruzione. Quelli l’hanno guardato, gli hanno chiesto di ripeterlo 3 o 4 volte perché all’inizio a furia di sentire “fammi una norma pro corruzione” a forza dell’abitudine pensavano di dover fare la solita legge… invece lui ha detto “no, questa volta non transigo, ne voglio una "anti" perché c’è un certo clima, la gente è incazzata, i nostri si stanno facendo prendere ormai con le tangenti nelle mutande, quindi provate a farne una anti, così per cambiare un po’” e loro ci hanno provato poveretti, avete visto con quale dedizione si sono applicati. Hanno queste borse sotto gli occhi, sono sempre più emaciati, curvi, perché sono lì che studiano, moltiplicano, dividono, applicano formule matematiche perché devono fare una legge anticorruzione che non porti all’arresto immediato di Berlusconi, quindi è una cosa difficilissima, devono stare attenti.
Poi hanno partorito un abortino, un testicolino che hanno portato in Consiglio dei Ministri, che ha fatto ridere perfino Berlusconi perché la norma anticorruzione prevedeva che il reato di corruzione in atti giudiziari, quando ti compri un giudice o un testimone che è uno dei reati tipici della famiglia (vedi caso Sme, caso Mondadori, caso Mills) sono tutte corruzioni giudiziarie, di giudici o testimoni, quel reato per il quale Berlusconi e Mills sono ancora imputati, Mills è in Cassazione e Berlusconi in primo grado, che oggi è punito con una pena massimo fino a 8 anni, sarebbe sceso a una pena massima di 6.


Guardate che è spettacolare: in una norma anticorruzione il reato più grave della corruzione, quando ti compri direttamente il giudice per ottenere una sentenza ingiusta a tuo favore e quindi provocare un danno ingiusto alla persona che ha ragione e a cui verrà dato torto perché devono dare ragione a te che hai torto... per quel reato diminuivano la pena, in una legge anticorruzione, pensate se facevano una legge procurruzione cosa veniva fuori!
Per cui è venuto da ridere anche a Berlusconi e hanno rinviato sine die la norma.
E’ bene citarla questa cosa perché se anche Berlusconi parla di norme anticorruzione di liste pulite, vuole dire che la situazione è veramente oltre il livello di guardia e a furia di ripetere che non c’è una nuota Tangentopoli, lo capiranno tutti che c’è una nuova Tangentopoli, altrimenti perché lo ripetono?
E’ come quando dicevano: non c’è nessuna crisi, non bisogna parlare di crisi finanziaria, perché altrimenti la gente pensa che ci sia la crisi finanziaria, diffondiamo ottimismo, i disoccupati non sono disoccupati, è disoccupazione percepita, i poveri non sono poveri, è povertà percepita, sono loro che si percepiscono senza lavoro, ma in realtà hanno ancora un lavoro e sono pieni di soldi, solo che non li trovano.

M. Travaglio

domenica 21 febbraio 2010

Sempre a proposito di DISinformazione

I lacchè di regime

mercoledì 17 febbraio 2010

Operazione verità 2010 n. 18

Il vergognoso grafico della DISinformazione
da Byoblu.com


Se qualcuno avesse ancora dubbi, fategli vedere questo grafico. I dati sono stati resi noti dall'Osservatorio di Pavia, e riguardano il conteggio delle notizie di eventi criminosi apparse sui nostri telegiornali nel quinquennio 2005 - 2009.
La linea rossa mostra il numero di notizie relative agli atti criminosi, la linea blu descrive l'andamento reale dei crimini, mentre la linea gialla mostra la percezione degli stessi da parte degli italiani. Potremmo ribattezzarla: linea della paura.
La fascia evidenziata in verticale, invece, è mia. Per la precisione, identifica gli anni della XV legislatura, più comunemente nota come Governo Prodi II, in carica dal 17 maggio 2006 al 7 maggio 2008.

Ed ecco il sortilegio: durante l'ultimo governo di centro-sinistra il numero di reati ha subito una flessione, ma la percezione di insicurezza è aumentata di una quindicina di punti, fino a superare il 53%. Lo spettacolo di illusionismo è stato magistralmente messo in scena dai media televisivi, che hanno trasformato il normale tran-tran dell'ordinaria delinquenza in un film horror degno delle migliori sceneggiature.

Poi, come per magia, con l'apparizione del Governo Berlusconi IV - tolto un lieve, marginale incremento dovuto alla necessità di approvare il pacchetto sicurezza - le notizie relative ai piccoli reati sono state sostanzialmente dimenticate da Riotta, Minzolini e soci.

Ecco dunque in soldoni - espresso in grafici e tabelle per i più duri di comprendonio - come ti strumentalizzo l'opinione pubblica per influenzare il consenso politico e legittimare o delegittimare questo o quello.
Del resto, qui da noi i delinquenti sono un facile spauracchio, disponibile alla bisogna, con il quale tenere per le palle nonni, impiegati e casalinghe di Voghera. L'equivalente mediatico del bau-bau, insomma. Altrimenti non si spiegherebbe come mai, rispetto ai maggiori telegiornali dei nostri cugini europei, dedichiamo oltre il doppio del tempo a furti, rapine, risse ed altre simpatiche bazzecole, quisquilie e pinzellacchere.



I nostri giornalisti dipendenti di RaiUno sprecano il 64% del canone Rai a informarci circa gli sviluppi del giallo di Via Poma e circa i pedali della bicicletta di Alberto Stasi, contro il 28% del principale telegiornale della televisione spagnola, il 18% di quello francese, il 14% di quello inglese e l'infinitesimale 3% del telegiornale tedesco. Evidentemente al di là delle Alpi l'informazione ha altro a cui pensare.

Questi sono fatti, non pugnette!

Barack Obama Help Internet in Italy Claudio Messora


domenica 14 febbraio 2010

Ci sono "sindaci giovani" e "giovani sindaci"!


STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO
Movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato




Manifesto nazionale

Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante. Negli ultimi vent’anni, il nostro Paese ha cavalcato una urbanizzazione ampia, rapida e violenta. Le aree destinate a edilizia privata, le zone artigianali, commerciali e industriali con relativi svincoli e rotonde si sono moltiplicate ed hanno fatto da traino a nuove grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alta velocità, ecc.).
Soltanto negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati. Questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha cessato di produrre vera ricchezza. La sua cementificazione riscalda il pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini.
Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto, continuerà a portare al collasso intere zone e regioni urbane. Un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare i servizi pubblici ai cittadini (monetizzazione del territorio).
Tutto ciò porta da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti. Dando vita a quella che si può definire la “città continua”. Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una “conurbazione” ormai completa per molte aree del paese.
Ma i legislatori e gli amministratori possono fare scelte diverse, seguire strade alternative? Sì!
Quelle che risiedono in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta “crescita zero”, quelle che portano ad indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.


Il movimento di opinione per lo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO e i firmatari individuano 6 principali motivi a sostegno della presente campagna nazionale di raccolta firme.

STOP: PERCHÉ?

1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.

2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conurbate.

3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico.

4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile perché il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le coltivazioni, ecc.

5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.

6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.


Ecco un "sindaco giovane"
su di un tema vitale per la comunità:
IL CONSUMO DI TERRITORIO

= scarica il PDF =







Ecco un "giovane sindaco"


Mamma mia che differenza!

venerdì 12 febbraio 2010

Operazione verità 2010 n. 17

Una storia su tutte per ricordare


Norma Cossetto: "una storia di follia partigiana"

« Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l'abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all'addome.... Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che l'abbiano gettata giù ancora viva. Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: "Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch'io"» »

(Dal racconto di Licia Cossetto, sorella di Norma)

Norma Cossetto era una ragazza di 24 anni di S. Domenico di Visinada, laureanda in lettere e filosofia presso l'università di Padova. In quel periodo girava in bicicletta per i comuni dell'Istria per preparare il materiale per la sua tesi di laurea, che aveva per titolo "L'Istria Rossa" (Terra rossa per la bauxite). Il 25 settembre 1943 un gruppo di partigiani irruppe in casa Cossetto razziando ogni cosa (espropriazione proletaria). Entrarono perfino nelle camere, sparando sopra i letti per spaventare le persone. Il giorno successivo prelevarono Norma. Venne condotta prima nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i capibanda si divertirono a tormentarla, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle loro imprese. Al netto rifiuto, la rinchiusero nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo assieme ad altri parenti, conoscenti ed amici tra i quali Eugenio Cossetto, Antonio Posar, Antonio Ferrarin, Ada Riosa vedova Mechis in Sciortino, Maria Valenti, Urnberto Zotter ed altri, tutti di San Domenico, Castellier, Ghedda, Villanova e Parenzo. Dopo una sosta di un paio di giorni, vennero tutti trasferiti durante la notte e trasportati con un camion nella scuola di Antignana, dove Norma iniziò il suo vero martirio. Fissata ad un tavolo con alcune corde, venne violentata da diciassette aguzzini, ubriachi e esaltati, quindi gettata nuda nella foiba poco distante, sulla catasta degli altri cadaveri degli istriani. Una signora di Antignana che abitava di fronte, sentendo dal primo pomeriggio gemiti e lamenti, verso sera, appena buio, osò avvicinarsi alle imposte socchiuse. Vide la ragazza legata al tavolo e la udí, distintamente, invocare la mamma e chiedere da bere per pietà...
Il 13 ottobre 1943 a S. Domenico ritornarono i tedeschi i quali, su richiesta di Licia, sorella di Norma, catturarono alcuni partigiani che raccontarono la sua tragica fine e quella di suo padre. Il 10 dicembre 1943 i Vigili del fuoco di Pola, al comando del maresciallo Harzarich, ricuperarono la sua salma: era caduta supina, nuda, con le braccia legate con il filo di ferro, su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati; aveva ambedue i seni pugnalati ed altre parti del corpo sfregiate. Emanuele Cossetto, che identificò la nipote Norma, riconobbe sul suo corpo varie ferite d'arme da taglio; altrettanto riscontrò sui cadaveri degli altri". Norma aveva le mani legate in avanti, mentre le altre vittime erano state legate dietro. Da prigionieri partigiani, presi in seguito da militari italiani istriani, si seppe che Norma, durante la prigionia venne violentata da molti. Un'altra deposizione aggiunge i seguenti particolari: "Cossetto Norma, rinchiusa da partigiani nella ex caserma dei Carabinieri di Antignana, fu fissata ad un tavolo con legature alle mani e ai piedi e violentata per tutta la notte da diciassette aguzzini. Venne poi gettata nella foiba".
La salma di Norma fu composta nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier. Dei suoi diciassette torturatori, sei furono arrestati e obbligati a passare l'ultima notte della loro vita nella cappella mortuaria del locale cimitero per vegliare la salma, composta al centro, alla luce tremolante di due ceri, nel fetore acre della decomposizione di quel corpo che essi avevano seviziato sessantasette giorni prima, nell'attesa angosciosa della morte certa. Soli, con la loro vittima, con il peso enorme dei loro rimorsi, tre impazzirono e all'alba caddero con gli altri, fucilati a colpi di mitra ..." Il presidente Ciampi ha concesso l'onorificenza alla ragazza istriana barbaramente trucidata dai titini (22/12/2005).














giovedì 11 febbraio 2010

Cosa vi dicevamo!?

MAGNA MAGNA AL G8 IL GIP:
"PER BERTOLASO ANCHE PRESTAZIONI SESSUALI"



BERTOLASO SI DIFENDE
COSI'



(AGI) - "Storia di ordinaria corruzione": cosi' il Gip di firenze Rosario Lupo ribattezza l'inchiesta che ruota attorno al sottosegretario Guido Bertolaso e che fino a oggi ha portato agli arresti di Angelo Balducci, Diego Anemone, Fabio De Santis, e Mauro Della Giovampaola. Per spiegare l'"ordinaria corruzione" il magistrato ricostruisce le tangenti pagate con denaro, ville, auto di lusso ed escort in cambio di appalti milionari per il lavori del G8 alla Maddalena e per la realizzazione o la ristrutturazione di imponenti impianti sportivi in occasione dei mondiali di nuoto del 2009 a Roma. "I fatti sono gravissimi - scrive il gip - proprio per la sistematicita' delle condotte illecite e dei rapporti illeciti di cointeressenza tra gli indagati e per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai danni del bilancio dello stato rese possibili, tra l'altro, da una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici che presuppone in chi la deve gestire e applicare ancora di piu' rispetto delle regole di trasparenza, fedelta', imparzialita' ed efficienza imposte da legge e Costituzione ai pubblici ufficiali componenti". "La gravita' appare - scrive ancora il Gip - se possibile , ancora maggiore se si pensa che il delitto oggi contestato e in relazione al quale si chiede la maggiormente afflittiva tra le misure cautelari, matura nell'ambito di un sistema non a caso definito "gelatinoso" non dagli investigatori ma da alcuni degli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare (che potrebbe essere ribattezzata ''stopria di ordinaria corruzione'').

(AGI) - Roma, 11 feb - Prestazioni sessuali con una brasiliana
massaggi non meglio precisati con tal Francesca, non solo
quindi donazioni di denaro, ma escort pronte per l'uso in un noto
centro massaggi sulla via Salaria: il "Salaria Sport Village".
Ad offrire tutto cio' al sottosegretario Guido Bertolaso,
secondo il Gip di Firenze Rosario Lupo, sarebbe stato
l'imprenditore Diego Anemone. "Appare peraltro comprensibile",
scrive il magistrato, che Anemone abbia un occhio di riguardo
nei confronti dell'illustre suo conoscente (Guido Bertolaso,
ndr) soggetto con un importante e decisivo ruolo istituzionale
che gli permette di gestire e decidere la spesa pubblica
connessa alla realizzazione degli appalti del G8 di cui
l'Anemone e' aggiudicatario".
E proprio in questo scenario si colloca la "cosa
megagalattica" con sesso che Anemone tenta di organizzare,
insieme a Simone Rossetti (indagato a piede libero) al centro
Salaria Sport Village per Bertolaso. A riguardo nell'ordinanza
ci sono brani delle intercettazioni telfoniche tra Rossetti e
Anemone. Rosetti chiama l'imprenditore "capo" e gli comunica che stava organizzando la "cosa megagalattica" a base di sesso. - Rossetti: "allora domenica prossima alle 8" - Anemone: "..di quello che parlavamo prima..." - Rossetti: "...si', si'...cosa megagalattica" - Anemone: "la li' da voi ?" - Rossetti: "chiudo il circolo due ore prima...festa al Centro Benessere".
Tutto sarebbe stato pronto, pero' alla fine lo stesso
sottosegretario Bertolaso telefona ad Anemone per disdire
l'appuntamento per impegni di lavoro. "Pero' conto su...- dice
telefonicamente Bertolaso ad Anemone - Che l'offerta possa
essere ripetuta ovviamente in un'altra occasione". E
l'imprenditore lo rassicura: "come no, come no! Grazie ci
sentiamo in settimana".
Da ulteriori "conversazioni successivamente acquisite
emerge come il contesto dei rapporti tra Bertolaso e Anemone -
si legge nell'ordinanza di custodia cautelare di Firenze -
siano ancora piu' consueti e stretti in relazione al fatto che
il Bertolaso risulta avere piu' volte benificiato dei servizi
del centro benessere riconducibili alla famiglia Anemone per
usufruire piu' volte di 'massaggi' non nmeglio descritti, e in
almeno un'occasione, di una prestazione di natura sessuale".
Secondo il Gip, infatti, la prestazione sessuale "e' comprovata
dalle intercettazioni laddove sono registrati dialoghi, a volte
allusivi, a volte del tutto espliciti e fortemente eloquenti,
che consentono di affermare che Bertolaso il giorno 14.12.2008,
ha usufruito di un incontro avente ad oggetto prestazioni di
natura sessuale con una ragazza brasiliana presso il centro
Salaria Sport Village, organizzato da Rossetti, per conto di
Diego Anemone".


NON GLI BASTA
IL VOSTRO!


mercoledì 10 febbraio 2010

Per i soldi e per il potere

Per i soldi e per il potere se farebbero dà pure in c...!

IL VOSTRO!!!

Alla Polverini serve l'appoggio di Caltagirone, sullo sfondo l'Acea
di Daniele Martini

Acea: la vera posta in gioco alle regionali del lazio.

Il gigantesco affare dell’Acea, l’azienda comunale romana della luce e dell’acqua, è come un missile a più stadi con tanti manovratori e un puntatore deciso e nascosto: Francesco Gaetano Caltagirone. Primo costruttore capitolino, azionista molto influente della società pubblica, anche se con appena il 7,5 per cento del capitale, editore del Messaggero, del Mattino di Napoli e di altri quotidiani in giro per l’Italia, e infine, faccenda per niente secondaria, suocero del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini,


Caltagirone da tempo ha messo nel mirino il business Acea. Il primo stadio del missile è partito dopo le elezioni dell’aprile 2008 che hanno decretato il cambio della guardia in Campidoglio con l’affermazione di Gianni Alemanno (Pdl). L’ultimo è in fase di sganciamento ed è collegato alle elezioni regionali e alla lotta nel Lazio tra la candidata di centrodestra, Renata Polverini, e quella di centrosinistra, Emma Bonino.


NUOVA STRATEGIA.
Uno dei primi atti pesanti di politica economica del nuovo sindaco fu proprio l’affare Acea e le decisioni prese a riguardo furono così radicali da assumere l’aspetto di un ribaltone. Non solo per i vertici, con l’allontanamento di Andrea Mangoni, l’amministratore delegato voluto dal sindaco precedente, Walter Veltroni, sostituito con Marco Staderini, ex amministratore Rai, ex numero uno di Lottomatica, e noto come esponente della cerchia più ristretta dei fedeli di Casini. Ma soprattutto per la sostanza delle cose. Fino a quel momento la strategia dell’Acea si basava su quella che in gergo chiamavano la “chiusura del ciclo” e cioè l’integrazione tra l’attività idrica, quella elettrica e quella auspicabile del gas. Con l’ingresso in quest’ultimo settore l’azienda romana controllata per il 51 per cento dal comune avrebbe acquisito “la massa critica necessaria per massimizzare efficienza e competitività a livello nazionale”, com’era scritto nel sito ufficiale, così da poter competere da pari a pari con i grandi del settore italiano dei servizi, dalla bolognese Hera alla lombarda A2A a Iride-Enia. A portata di mano di Acea c’era un’azienda acquistabile, la Romana Gas, controllata da Italgas e quindi dall’Eni, disposto a cedere l’asset capitolino dopo aver deciso di espandere per motivi di Antitrust la sua sfera di influenza in Belgio acquistando Distrigas. Il venditore di Distrigas non era uno qualsiasi, ma Gaz de France (Gdf)-Suez che con poco meno del 10 per cento è l’altro azionista di minoranza come Caltagirone proprio dell’azienda comunale.

I FRANCESI.
In pratica tra Eni e Gdf ci sarebbe stato uno scambio e il risultato finale avrebbe consentito ad Acea di “valorizzare il cliente e ridurre i costi di gestione”. Non era un’idea peregrina dal punto di vista della politica industriale, anzi, ma dal punto di vista della nuova maggioranza capitolina e soprattutto di Caltagirone, che quella maggioranza aveva contribuito a far vincere anche tramite l’impegno del genero Casini, l’operazione era viziata da un difetto grosso come una casa. Grazie allo scambio con Eni, Gaz de France presumibilmente avrebbe accresciuto la sua quota azionaria in Acea e di conseguenza sarebbe sceso il peso specifico dello stesso Caltagirone. Ovvio che l’operazione gas andasse fermata e infatti è stata uccisa in culla.

VENDITA FORZATA.
Nel frattempo è partito il secondo stadio del missile. Alla fine dell’anno il Parlamento ha approvato il decreto del governo su cui al Senato è stata posta addirittura la fiducia, finito sui giornali come la “privatizzazione dell’acqua”, un testo che impone alle società pubbliche di servizi come l’Acea di cedere la maggioranza scendendo sotto il 40 per cento entro giugno 2013 e addirittura sotto il 30 entro la fine del 2015. Per Caltagirone quel testo è una manna perché per un acquirente comprare da un venditore costretto a cedere addirittura per legge è come il gatto che gioca con il topo. Se poi quel venditore è ben disposto per via di aderenze politico-parentali, tanto meglio. Per il grande costruttore romano l’affare Acea diventa sempre più invitante non tanto per la gestione dell’acqua, settore che richiede investimenti massicci e assicura ritorni economici soddisfacenti in tempi generalmente lunghi. Ma per altri due aspetti: la vendita di elettricità, business che invece è ad alto rendimento immediato, e gli appalti per la manutenzione della rete elettrica e gli acquedotti dove, com’è facile capire , Caltagirone gioca in casa.

SOGNANDO RENATA.
L’ultimo stadio del missile Acea è in fase di sganciamento proprio in questi giorni di campagna elettorale. Per Emma Bonino la faccenda è semplice: sull’Acea non ha cambiali da pagare a nessuno e quindi le viene facile sostenere che l’azienda capitolina non va privatizzata. Per la Polverini e il sindaco Alemanno, invece, la questione sta diventando molto scivolosa. Come candidata che si autodefinisce sindacal-popolare, all’ex sindacalista dell’Ugl verrebbe spontaneo mettersi di traverso, ma non osa perché per vincere non può fare a meno di Casini. Che per proprietà transitiva vuol dire Caltagirone.

Una classe dirigente da gettare nei loro inceneritori!

Traffico illecito di rifiuti,
indagato Steno Marcegaglia




ROMA (Reuters) - Steno Marcegaglia, padre della presidente di Confindustria Emma e fondatore e presidente dell'omonimo gruppo, è indagato nell'ambito di un'inchiesta su un vasto traffico illecito di rifiuti.

Lo rende noto una fonte vicina alla vicenda, mentre il Gruppo Marcegaglia precisa in una nota che "Steno Marcegaglia risulta indagato in quanto presidente del gruppo".

L'operazione sul traffico di rifiuti - che oltre alla Toscana riguarda diverse altre regioni ed è stata affidata ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Grosseto - vede coinvolte diverse società e ha portato all'arresto di 15 persone.

"I dirigenti interessati dalle indagini non ricoprono più da tempo gli incarichi originariamente loro conferiti. L'azienda si dichiara certa del loro corretto comportamento e confida di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati", aggiunge la nota diffusa nel pomeriggio dal gruppo industriale.

Nell'indagine, coordinata dalla Procura di Grosseto che ha emesso 17 provvedimenti cautelari ed eseguito 3 sequestri preventivi, risultano coinvolte 61 persone e 20 aziende, spiega un comunicato dei carabinieri.

Il gip ha disposto la custodia cautelare per 15 persone, di cui 6 in carcere e 9 agli arresti domiciliari. Si tratta di rappresentanti legali, presidenti di cda, direttori generali, responsabili tecnici, soci, responsabili di laboratorio, chimici e dipendenti delle società coinvolte.

Sono state inoltre emesse due misure interdittive dell'esercizio della professione di chimico e dell'esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.

I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti nelle province di Grosseto, Bergamo, Caserta, Livorno, Milano, Mantova, Padova, Pisa, Ravenna, Trento e Trieste. I reati contestati sono a vario titolo associazione per delinquere, omicidio colposo, lesioni personali colpose, incendio, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, gestione non autorizzata di rifiuti, falsità in registri e notificazioni e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

"Il traffico di rifiuti accertato negli ultimi anni - spiega la nota delle forze dell'ordine - è stato stimato in circa un milione di tonnellate, con un lucro di svariati milioni di euro ed un consistente danno all'Erario, per l'evasione dell'ecotassa, oltre, naturalmente, ai gravi danni provocati all'ambiente".


INDAGINE NATA A NAPOLI E SVILUPPATASI IN TOSCANA

L'operazione riguarda "un'organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti speciali, anche pericolosi, costituita in Toscana ed avente diramazioni in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna, Marche, Campania, Lazio, Abruzzo e Sardegna", dice la nota del Noe.

L'indagine ha avuto origine da uno stralcio della Procura di Napoli sulla movimentazione di rifiuti prodotti dalla bonifica del sito contaminato di Bagnoli, e si è poi sviluppata in Toscana.

Dalle indagini del Noe di Grosseto è emerso che l'organizzazione "era imperniata sul ruolo di una società di intermediazione maremmana, proprietaria anche di un impianto di trattamento, la quale, avvalendosi di produttori, trasportatori, laboratori di analisi, impianti di trattamento, siti di ripristino ambientale e discariche, regolava e gestiva i flussi dei rifiuti... attraverso una sistematica falsificazione di certificati di analisi, formulari di identificazione e registri di carico e scarico al fine dell'attribuzione di codici di rifiuto non corretti, così da poter essere dirottati soprattutto in siti di destinazione finale compiacenti".

L'inchiesta ha riguardato anche l'incendio a seguito di un'esplosione in un impianto per il trattamento di rifiuti non pericolosi di Scarlino, nel Grossetano, dove venivano gestiti anche rifiuti pericolosi, alcuni dei quali avrebbero provocato la deflagrazione, costata la vita a un operaio.

Un altro filone investigativo ha riguardato "una nota industria metallurgica di Ravenna, la quale aveva la necessità di smaltire un cumulo di quasi 100.000 metri cubi di rifiuti... contaminato da mercurio, idrocarburi e da altri inquinanti... La società di intermediazione si aggiudicava l'appalto per la gestione dei rifiuti ed effettuava il loro smaltimento in modo illecito".

Nella nota del Gruppo Marcegaglia, i legali spiegano che "lo smaltimento di rifiuti ... riguarda nello specifico il terreno di risulta degli scavi eseguiti per l'ampliamento del suo stabilimento sito nell'area portuale di Ravenna. Questo materiale, analizzato da Made sotto il controllo degli enti pubblici di competenza, è stato conferito a società legalmente autorizzate al suo successivo smaltimento"...

... nei loro inceneritori o termovalorizzatori

o cancrovalorizzatori.

Stanno uccidendo noi e i nostri figli

e si stanno pure arricchendo

con i "nostri" soldi pubblici!

SVEGLIA

BAMBOCCIONI!!!


martedì 9 febbraio 2010

Operazione verità 2010 n. 16

In Campania votare
il malaffare di destra o di sinistra?





Meglio votare FICO!

Delitti a fin di bene
di Marco Travaglio

Nel "processo breve" a se stesso celebrato da Enzo De Luca al congresso Idv, mancavano la pubblica accusa e un’informazione decente che conoscesse le carte. C’era solo l’imputato, che infatti si è assolto fra gli applausi, raccontando al popolo dipietrista quel che aveva già fatto credere al suo partito, il Pd. E cioè che è stato rinviato a giudizio due volte per truffa allo Stato, associazione a delinquere, concussione e falso per un’opera buona: aver consentito agli ex lavoratori dell’Ideal Standard di continuare a godere della cassintegrazione.
Naturalmente è una superballa. Quei lavoratori sono disoccupati. Che cosa è successo davvero? Non si tratta delle accuse di un pm impazzito (Gabriella Nuzzi, cacciata da Salerno dopo aver osato indagare su De Luca e sulla fogna politico-giudiziaria di Catanzaro, vedi caso De Magistris). Si tratta delle ordinanze di rinvio a giudizio firmate da due gup, due giudici terzi. Lo stabilimento altamente produttivo dell’Ideal Standard di Salerno fu chiuso, i dipendenti finirono in mobilità, i suoli industriali che valevano miliardi vennero ceduti a prezzi irrisori a un gruppo di speculatori-immobiliaristi dell’Emilia Romagna (terra cara all’allora ministro dell’Industria, Pier Luigi Bersani).
Questi scesero a Salerno, finanziati da banche emiliane e venete e da una finanziaria di San Marino, per realizzare un’operazione irrealizzabile, fittizia – il parco marino Sea Park – e così strappare indebitamente la cassintegrazione e incamerare sontuosi finanziamenti pubblici. Uno dei beneficiari dell’operazione – come han ricostruito i giudici – fu il costruttore Vincenzo Grieco, amico di De Luca e proprietario dei terreni sulla litoranea orientale, destinata al Sea Park da un’apposita variante urbanistica illegittima che trasformò i suoli da agricoli in turistici.
I modenesi della Sea Park avrebbero versato a Grieco fondi neri per 29 miliardi di lire e promesso al comune di Salerno di versarne altri 22 di oneri concessori non dovuti, con garanzia fideiussoria. I 29 miliardi sarebbero finiti sui conti della famiglia di Grieco e da questo prelevati in contanti per distribuirli un po’ in giro. Il gruppo Sea Park fu poi costretto a sputare altri 6 miliardi extra-bilancio, con assegni bancari girati per l’incasso a un collaboratore di Grieco, che li parcheggiò su un conto Unicredit per essere poi prelevati in contanti o girati su conti della famiglia Grieco.
Nonostante il salasso, la Sea Park non riuscì a ottenere la proprietà dei terreni di Grieco, che, oltre a tutti i soldi incamerati, seguita pure a lucrare sull’aumento della rendita fondiaria dei terreni, gentile omaggio della giunta De Luca. Intanto il gruppo emiliano, spolpato dai salernitani, è ridotto sul lastrico. Gli subentra un consorzio di società immobiliari e del ramo rifiuti capitanato da un faccendiere bresciano pregiudicato, Angelo Tiefenthaler.
De Luca appoggia anche lui per un fantomatico programma di "riconversione industriale", utilissimo per ottenere indebitamente le indennità di mobilità e cassa straordinaria per gli ex lavoratori Ideal Standard. Al posto del parco marino, si dice, nascerà un centro turistico-commerciale e, al posto dell’Ideal Standard, un bell’inceneritore. Invece spunta una centrale termoelettrica, opera della multinazionale svizzera Egl e gemella di quella di Sparanise (raccontata dal Fatto a proposito delle liaisons fra finanza rossa emiliana e clan Cosentino).
Per queste vicende la pm Nuzzi aveva chiesto al gip l’arresto di De Luca e al Parlamento l’autorizzazione a usare certe sue intercettazioni indirette. Richieste respinte. Il gip distrusse addirittura le bobine gettandole nell’inceneritore, anziché attendere la decisione della Consulta (che di lì a poco ne decretò la piena utilizzabilità); subito dopo il fratello del gip, Luca Sgroia, diventò segretario dei Ds di Eboli e aprì la campagna elettorale per De Luca sindaco di Salerno. E ora chi ha stomaco forte lo elegga pure governatore della Campania.


"Non potevamo dare la Campania ai casalesi"
di Luca Telese


Di Pietro: "Il patto è chiaro.

Se De Luca è condannato si dimette.

Nessuna poltrona per noi".


Domenica Il Fatto titolava con ironia sulla decisione presa al congresso dipietrista: "La svolta di Salerno". In prima pagina un editoriale di Marco Travaglio (critico) sulla scelta di appoggiare Vincenzo De Luca a Salerno. Eppure il padre della svolta, Tonino Di Pietro, non si scompone: "L’alternativa era consegnare la Campania al clan dei Casalesi. Quindi non sono per nulla pentito, anzi. Sono soddisfatto".

Onorevole Di Pietro, da uno a dieci quanto l’ha fatta arrabbiare il fondo di Travaglio?
Zero.


Zero?
Anzi, sono stato contento. Non solo non mi è dispiaciuto, ma si sta aprendo, dentro e fuori dall’Italia dei valori un dibattito interessante e utile. Cosa può produrre? Prima di tutto più informazioni. E poi un percorso ?di crescita. Un pacchetto di garanzie per gli elettori di tutta la coalizione.


In che senso?
De Luca è il candidato del Pd, quello che hanno scelto loro. Potevamo combattere la sua candidatura condannandolo alla sconfitta certa. Non solo lui, purtroppo, ma tutto il centrosinistra.


Evitare questo è la sua priorità?
Certo. Significa condannare la Campania a essere governata per cinque anni da Cosentino, dai suoi amici, e dal suo candidatino.


E invece?
Invece possiamo ingabbiare De Luca con una serie di condizioni. Ed è quello che stiamo provando a fare.


Ma lei ha letto i documenti dei suoi processi, prima di invitarlo al congresso?
E certo che l’ho fatto.


Che idea ne ha tratto?
Ho letto il rinvio a giudizio e le carte processuali nella loro sostanza.


Se l’accusa non è fondata vuol dire che i magistrati hanno sbagliato?
No, I magistrati hanno fatto bene ad aprire l’inchiesta. Il magistrato agisce perchè ha l’obbligo dell’azione penale. Ma De Luca ha altrettanto diritto a far valere le sue ragioni nel processo e deve dimostrare la sua estraneità nel processo.


Travaglio ha dei dubbi sul primo punto del vostro accordo.
L’impegno a dimettersi se condannato?


La condanna definitiva potrebbe arrivare fra un decennio.
Dal punto di vista legale è innocente fino a fine processo.


E dal punto di vista politico?
Dal punto di vista politico, e questo non è giustizialismo a vanvera, gli chiederei di dimettersi subito dopo una eventuale condanna.


Glielo chiedo in modo esplicito. L’Idv se De Luca non lo facesse toglierebbe la fiducia alla giunta?
E ci mancherebbe altro! E’ venuto fino al nostro congresso a darci garanzie!


Lei tre giorni fa definiva De Luca un rospo da baciare per non far vincere il coccodrillo...
Non mi sono rimangiato nulla, è quello che pensavo.


Oggi De Luca è diventato principessa?

Per nulla. In questo momento storico ho chiesto al congresso di fare uno sforzo di realismo politico.


Quanto ha contato il discorso di De Luca?
E’ venuto a giurare di fronte a 5mila persone. Ha promesso di usare la ramazza contro il clientelismo: noi staremo lì a controllare che questo avvenga.


Ci sono molti che promettono.
Intanto lui ha spiegato che non farà come Berlusconi. Che accetterà il verdetto. Chi vota noi sa che siamo lì per fare in modo che accada.


E’ un compromesso?
Sì, ma non cedo di un millimetro sui nostri principi. Non è la situazione ideale. Era o mangi la minestra o salti dalla finestra.


E lei cosa ha fatto?
Non mi sono buttato di sotto. Faccio in modo che la ministra sia condita di garanzie, e se possibile meno indigesta.


In altri tempi avrebbe buttato la ministra dalla finestra?
In altri tempi sul fornello del centrodestra non c’erano persone accusate di avere rapporti con i poteri criminali. Per me era facile salvarmi l’anima. Magari prendevo pure più voti! Ma abbiamo il dovere di sapere quale è il contesto.


Il congresso ha votato per acclamazione, senza scrutinio.

Ma avevano tutti alzato le mani! E’ stata una scelta partecipata e libera. Ci fossero stati dubbi avrei contato uno ad uno io stesso.


Barbato, il suo oppositore ha ritirato la candidatura. Gliel’ha chiesto lei?
Ma proprio per niente! Anzi. Non aveva rispettato tutte le regole statutarie, ma non ho fatto il pignolo.


Lei ha fatto il direttore d’orchestra sulle mozioni.
Oh, caspita. Ce n’erano seicento, anche dieci sullo stesso punto! Molte sono state accorpate per semplicità. Accade in tutti i congressi. Quella contro il familismo è stata un po’ annacquata. Io ho proposto di rivederla. In quel modo era incostituzionale. Nessun può impedire a qualcuno di far politica perché ha un parente che lo fa.


E’ contento di come è stata approvata?
Sì. Perché nessun parente otterrà cariche esecutive o rappresentative per nomina. Se vuole deve trovarsi i voti.


Arriviamo all’alleanza con il Pd. Solo due settimane fa lei aveva rotto i rapporti. Ha ceduto, lei o Bersani?
Il Pd era come una bella donna che deve scegliere un partner, ma si tiene due amanti.


L’altro era Casini?
Sì, l’inciucismo possiblista dell’Udc.

E adesso ha scelto voi?
Bersani ha detto chiaramente che l’asse portante è quello tra il Pd e noi. E che il Pd si oppone a tutti i tentativi di inciucio. E’ una bella conquista ottenuta grazie alla nostra iniziativa e alla nostra forza.

Ha voluto l’accordo su De Luca per rompere l’isolamento, visti gli attacchi del Corriere?

Mavà! Non ci azzecca proprio per niente! Mi convinca. Secondo lei mi spavento per quattro balle condite con una foto in una caserma dei carabinieri e un assegno che non abbiamo nemmeno incassato? Tzeee....

Era arrabbiato, però.
Beh, certo....Mi sparano addosso! Che sono masochista? Però sono dei fondi di barile, ho visto ben altro, e lei lo sa. Il patto con il Pd ha delle contropartite?

Il patto con il Pd ha delle contropartite? Ecco, proprio questo dovrebbe farle capire. Non abbiamo chiesto un poltrona, una! Non abbiamo nemmeno un candidato nostro!!!

Ci sarebbe Callipo....
Beh. In primo luogo non è dell’Idv. E non abbiamo nessuna certezza che lo votino. Magari. Vede, si potrà dire tutto di noi, in questa storia. Ma l’unica cosa certa è che non vogliamo poltrone.


Tu quoque Tonino...
di Beppe Grillo

Il giorno dopo l'appoggio a De Luca come Governatore della Campania da parte di Antonio Di Pietro mi sono svegliato con la testa pesante, con un senso di nausea. Non ne ho capito subito il motivo. Poi ho messo a fuoco i miei pensieri e ho rivisto migliaia di persone che applaudivano convinte, con una standing ovation, una persona che incarna l'esatto contrario di Antonio Di Pietro. Marco Travaglio ne descrive per filo e per segno nel Fatto Quotidiano di oggi le vicende giudiziarie strettamente intrecciate con il Pdmenoelle emilianoromagnolo di Bersani. Non le ripeterò a mia volta. Non basterebbe il post per elencarle. Per De Luca non è necessario aspettare la sentenza, parla la sua faccia, la sua arroganza, la sua ignoranza come potete ammirare nel video che mi ha dedicato quando criticai l'inceneritore di Acerra.
Per un partito che ha fatto delle mani pulite la sua bandiera, uno come De Luca rappresenta un suicidio politico. Infatti, chi ha le mani sporche potrà dire che Di Pietro è uguale agli altri. Ghedini, Belpietro e Feltri pagheranno di tasca loro per poterlo affrontare in una trasmissione televisiva. Ci sarà la fila. Resta però il fatto che Antonio Di Pietro non è uguale agli altri. E allora, perché dilapidare un patrimonio di consensi per un signore con due processi pesantissimi in corso? Era meglio Bassolino che di processo ne ha uno solo ed è anche più simpatico di De Luca.
Io sono grato a Di Pietro per il sostegno che ha sempre dato alle iniziative del blog, come i Vday o la manifestazione dei familiari antimafia. L'unico tra i segretari di partito a esprimere pubblicamente la sua solidarietà nei miei confronti. La Rete sta giudicando in modo severo, quasi da amante tradita, l'operato di Di Pietro. Io non lo farò, avrà le sue ragioni che non sono le mie. Però Bersani e La Torre in prima fila al Congresso dell'Italia dei Valori (insieme al convitato di pietra Massimo D'Alema) rappresentano un'idea della politica che non mi appartiene, quella dei compromessi, del meno peggio, della mancanza di alternative in nome di una governabilità che ci ha regalato decenni di Andreotti, Craxi e Berlusconi. Mi dispiace, non mi interessa.
Il MoVimento 5 Stelle vuole cambiare le regole del gioco. In Campania candida Roberto Fico, un cittadino preparato e incensurato di 35 anni. I cittadini devono rappresentare sé stessi in prima persona e gli eletti rispondere ogni giorno delle loro azioni attraverso la Rete. Ognuno conta uno. Il Programma è il punto di rifermento. Idee e non ideologie. La politica come servizio (temporaneo) e non come professione. I mezzi che giustificano i fini sono un'emerita cazzata. Il fine e il mezzo sono la stessa cosa. Se il primo è merda, lo diventa anche il secondo. Tonino, torna indietro.