giovedì 22 aprile 2010

25 aprile: Nuova Resistenza

25 aprile: Nuova Resistenza...
liberiamo i rubinetti!




ACQUA: NON MERCE MA BENE COMUNE!
Verso il Referendum... FIRMIAMO!


Questo è l’anno dell’acqua, l’anno in cui noi italiani dobbiamo decidere se l’acqua sarà merce o diritto fondamentale umano.
Il 19 novembre 2009, il governo Berlusconi ha votato la legge Ronchi , che privatizza i rubinetti d’Italia. E’ la sconfitta della politica, è la vittoria dei potentati economico-finanziari. E’ la vittoria del mercato, la mercificazione della ‘creatura’ più sacra che abbiamo:’sorella acqua’.
Questo decreto sarà pagato a caro prezzo dalle classi deboli di questo Paese, che, per l’aumento delle tariffe, troveranno sempre più difficile pagare le bollette dell’acqua (avremo così cittadini di serie A e di serie B!). Ma soprattutto, la privatizzazione dell’acqua, sarà pagata dai poveri del Sud del mondo con milioni di morti di sete.
Per me è criminale affidare alle multinazionali il bene più prezioso dell’umanità (‘l’oro blu’), bene che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici (scioglimento dei ghiacciai e dei nevai) sia per l’incremento demografico.
L’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestito dai Comuni a totale capitale pubblico, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile.
Purtroppo, il nostro governo, con la legge Ronchi, ha scelto un’altra strada, quella della mercificazione dell’acqua.
Ma sono convinto che la vittoria dei potentati economico-finanziari si trasformerà in un boomerang.
E’ già oggi notevole la reazione popolare contro questa decisione immorale. Questi anni di impegno e di sensibilizzazione sull’acqua, mi inducono ad affermare che abbiamo ottenuto in Italia una vittoria culturale, che ora deve diventare politica.

Ecco perché il Forum italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica, lancia ora il Referendum abrogativo della Legge Ronchi, che dovrà raccogliere, fra aprile e luglio 2010, circa seicentomila firme.

Non sarà un referendum solo abrogativo, ma una vera e propria consultazione popolare su un tema molto chiaro:o la privatizzazione dell’acqua o il suo affidamento ad un soggetto di diritto pubblico.
Le date del referendum verranno annunciate in una grande manifestazione nazionale a Roma il 20 marzo, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’acqua del 22marzo.
Nel frattempo chiediamo a tutti di costituirsi in gruppi e comitati in difesa dell’acqua, che siano poi capaci di coordinarsi a livello provinciale e regionale.


E’ la difesa del bene più prezioso che abbiamo (aria e acqua sono i due elementi essenziali per la vita!). Chiediamo a tutti i gruppi e comitati di fare pressione prima di tutto sui propri Comuni affinché convochino consigli monotematici per dichiarare che l’acqua è un bene di non rilevanza economica. Questo apre la possibilità di affidare la gestione dell’acqua ad un soggetto di diritto pubblico.

Abbiamo bisogno che migliaia di Comuni si esprimano. Potrebbe essere questo un altro referendum popolare propositivo.
Solo un grande movimento popolare trasversale potrà regalarci una grande vittoria per il bene comune. Sull’acqua ci giochiamo tutto, anche la nostra democrazia.
Dobbiamo e possiamo vincere. Ce l’ha fatta Parigi (la patria delle grandi multinazionali dell’acqua ,Veolia, Ondeo, Saur che stanno mettendo le mani sull’acqua italiana) a ritornare alla gestione pubblica. Ce la possiamo fare anche noi.
Mobilitiamoci! E’ l’anno dell’acqua!

Alex Zanotelli

sabato 17 aprile 2010

Chi ha fame di pane e chi di soldi e potere

ADRO: segnali dal buio che viviamo


"I campi di concentramento nazista non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro.
In fondo chiedere di mettere una stella gialla sui vestiti degli ebrei non era una cosa che faceva male”



Paga di suo per la mensa dei bimbi, gli gridano “mangiapane a tradimento”


Un uomo cui vorresti stringere la mano, un uomo civile costretto a nascondere la sua normale civiltà dietro l’anonimato. Non dice il suo nome perché già sa che contro di lui ci sarà “il lavorio di diffamazione attivato da chi ha la coda di paglia, quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo”. Non fa conoscere la sua identità ma conosce bene il mondo in cui vive, infatti le “code di paglia” e quelli da cui è “onore essere disprezzati” erano già ieri in piazza, in strada davanti alla scuola del paese di Adro, due passi da Brescia, innalzavano slogan e cartelli con sopra scritto: “Mangiapane a tradimento”.

I “mangiapane a tradimento” sono per le “code di paglia” i bambini della scuola che alla mensa della scuola mangiavano anche se i loro genitori non pagavano la retta. Il sindaco, Oscar Lancini, e l’amministrazione comunale avevano deciso che quei bambini non dovevano mangiare più, almeno alla mensa: così i genitori imparavano a non pagare. Decisione presa con il supporto di molti genitori “paganti”, consenso mostrato e gridato anche in qualche intervista volante ai telegiornali. Dunque i bambini “morosi” non mangiavano e nella simpatica comunità non era questo in fondo lo scandalo, lo scandalo era che fosse violato il principio secondo cui ciascuno mangia secondo i soldi che sborsa, bambino o adulto che sia. Questione di principio, questione di ordine e anche in fondo di sicurezza sociale. Fino a che il nostro normale uomo civile ha svelato quale questione fosse davvero: una questione di 9.900 euro. Ben 9.900 euro che il Comune e la brava gente di Adro non poteva evidentemente “sperperare” per elargire “pane a tradimento”. E poi dove trovarla una così enorme cifra?

L’uomo, solo, normale e civile li ha trovati: nelle sue tasche. Ha inviato un bonifico bancario di 10mila euro alle casse della mensa, ha saldato il debito, si è impegnato a pagare tutto il costo della mensa per tutto l’anno scolastico. Non ha ricevuto ringraziamenti da molti suoi concittadini. Ha ricevuto in cambio rabbia, schiumanti di rabbia erano quelli di cui era stata svelata la misura umana prima ancora che finanziaria, quelli per cui 9.900 euro valgono eccome qualche bambino allontanato dal piatto della pasta a mezzogiorno. Rabbia che il loro sindaco comprendeva: “Mi risulta ci siano cittadini inviperiti”.

Inviperiti anche perché l’uomo solo, normale e civile ha allegato al bonifico una lettera che è una esatta biografia del mondo in cui vive e nel quale viviamo. E’ una lettera scritta semplice ma ha l’efficacia e lo spessore di un testo universitario, di una accademica ricerca di sociologia, politica, economia, storia. Una ricerca sul campo, un faro acceso sul “territorio” delle nostre anime, menti e “valori”. Val la pena di leggerla, eccola la lettera.

“Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità…ho studiato molto, ho guadagnato soldi per vivere bene. Per questi motivi rilevo il debito dei genitori che non pagano la mensa scolastica”. Paga per gli altri e quindi la prima cosa che tende a precisare è: “A scanso di equivoci non sono comunista, ho votato per Formigoni”. Il concreto gesto di solidarietà, il metter mano al portafoglio per far mangiare i bambini alla mensa appare a lui stesso così alieno rispetto al mondo in cui vive da poter essere giudicato niente meno che “comunista”. Quindi apprendiamo che nel suo habitat umano e sociale “comunista” è chi dà da mangiare ai bambini, singolare capriola dai tempi in cui i bambini i comunisti “se li mangiavano”.

Prosegue la lettera: “So perfettamente che tra le 40 famiglie che non pagano ci sono dei furbetti che ne approfittano ma di furbi ne conosco molti”. E li descrive, anzi li dipinge, sono figure in carne e ossa: “Quelli che in un bel ristorante se la prendono con gli extra comunitari. Peccato che la loro Mercedes sia stata lavata da un albanese, il loro cibo cucinato da un egiziano e la loro mamma sia assistita da un’ucraina…”. Poi l’uomo, solo, normale e civile confessa il suo grande e orribile peccato: “Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazista non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo chiedere di mettere una stella gialla sui vestiti degli ebrei non era una cosa che faceva male”.

Legge, quindi è sospetto e reo confesso. Legge, guarda e fa di conto: “Prima la taglia, poi il rifiuto del sostegno regionale, quindi la mensa…”. E osa quel che non si deve osare: sbattere in faccia la realtà. “Dove sono i miei sacerdoti, sono pronti a barattare la difesa del crocefisso con qualche etto di razzismo? Se esponiamo un bel rosario nella nostra casa, poi possiamo fare quel che vogliamo? Dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare partito dell’amore? Dove sono i leader della Lega, fanno come quelli che negli anni ‘70 chiamavano i brigatisti compagni che sbagliano? Dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro e i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi della mensa?”.

Poi l’uomo solo, normale e civile fa quel che non si fa, quel che nella storia sempre si paga a farlo davvero: indicare i sepolcri imbiancati. “Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto ma anche quando chiudono un’azienda senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse…”.

Così scrive e paga, entrambe le cose anche e soprattutto per gli altri, l’uomo solo, normale e civile. Non mostra il suo nome, per pudore. Ma anche per prudenza, perchè “code di paglia”, sepolcri imbiancati e quei nuovi, giovani e promettenti mostri che si beano e gloriano della chiara infamia di sfilare il piatto al bambino “moroso” potrebbero dargli la caccia. Se già non hanno cominciato a farlo.

LEGGI ANCHE:

Adro, rivolta contro
il benefattore dei bimbi

di Elisabetta Reguitti

ONORE AL SINDACO DI ADRO
di Dario Fo e Franca Rame

(contiene una lezione di teologia di Sant'AMBROGIO...
si proprio lui!)

martedì 13 aprile 2010

La centrale della morte Enel di Civitavecchia


La centrale della morte Enel di Civitavecchia




Alla centrale Enel di Civitavecchia sono morti finora tre ragazzi, ne manca all'appello ancora uno per le statistiche. La madre di un ragazzo vittima un grave infortunio, avvenuto prima degli incidenti mortali, testimonia la mancanza cronica di minime misure di sicurezza. Dalle reti di protezione, agli strumenti di lavoro legati al polso per evitarne la caduta. Il prossimo morto, il quarto, è già condannato a morte, ma non lo sa ancora. Comunque, nessuno pagherà per il suo omicidio come per quelli precedenti.


Cronaca di un incidente

Questa è la centrale Enel di Civitavecchia, siamo all’ingresso di Torre Val d’Aliga nord, qui a destra invece abbiamo Torre Val d’Aliga sud, questo posto mi ricorda circa 6 anni fa l’incidente che ha avuto mio figlio, è stato uno dei primi incidenti accorsi sul lavoro in questa centrale. Mio figlio stava camminando a terra, quando a un altro operaio di un’altra ditta sfuggì dalle mani un martello da un’altezza di circa 14 metri, il martello pesava circa 2 chili e lo prese sulla schiena, lui riportò una frattura alla spinosa D4, è la quarta vertebra dorsale, spalla destra. Lui non venne soccorso, arrivano degli operai, delle persone che erano lì a lavorare, il capocantiere, il responsabile della sicurezza gli dissero di andare a casa, di riposarsi e poi l’indomani sarebbe tornato sul posto di lavoro. Mio figlio mi chiamò, mi disse: "mamma, sto male, ho avuto un incidente sul lavoro, non andare a lavorare, aspettami che mi porti al pronto soccorso, vediamo cosa è successo perché ho un dolore lancinante". E’ arrivato, l’ho portato in ospedale, lì in ospedale appena entrato al pronto soccorso gli hanno fatto subito una radiografia e gli anno detto che era un trauma cervicale, la diagnosi è stata di 3 giorni per trauma cervicale, gli hanno messo il collarino e gli hanno detto che dopo 3 giorni lui poteva tranquillamente rientrare a lavoro. La notte è stato trattenuto presso l’ospedale in osservazione, ma il ragazzo stava male, ho chiesto di dargli un antidolorifico ma mi è stato risposto dall’infermiere di turno che non dovevo rompere le scatole. Sono uscita, sono andata a casa, ho preso l’Aulin, gliel’ho portato, sono stata con lui fino a una certa ora e poi in tarda notte sono tornata a casa.
L’indomani mattina sono tornata al pronto soccorso, ho preso mio figlio, gli hanno dato questa prognosi di 3 giorni e l’hanno dimesso. Tutto il giorno il ragazzo è stato male, la notte non è riuscito a chiudere occhio e l’indomani mattina ho pensato di portarlo a Palidoro al Bambin Gesù, l’ospedale più vicino che abbiamo qui a Civitavecchia, gli hanno fatto subito una radiografia e gli hanno detto che aveva la frattura della spinosa D4, si doveva mettere a letto e non si doveva muovere assolutamente, l’hanno ricoverato, aveva 24 anni, l’hanno ricoverato, l’hanno portato a Roma per fargli una Tac, da lì hanno riconfermato la diagnosi che era proprio la frattura della quarta vertebra dorsale della spinosa e l’hanno ingessato, ha portato questo gesso per un mese e poi per altri 4 mesi circa non è andato a lavoro perché il medico dell’Inail nelle visite che faceva periodicamente, non aveva ritenuto opportuno di farlo rientrare a lavoro.
Poi rientrato, gli hanno dato un definitivo, l’Inail gli ha riconosciuto una percentuale di invalidità di 2 punti, che è una sciocchezza, è assolutamente niente, quando una frattura so che parte da 6 punti in su e a lui non gli è stata riconosciuta neanche questa cosa.
Ho denunciato l’A.S.L., ho denunciato anche la ditta avversaria per l’insicurezza che c’era sul lavoro, sono passati quasi 6 anni e devo dire che non ho ottenuto assolutamente niente, c’è da dire anche un’altra cosa che in Italia la giustizia costa troppo, non mi sono potuta permettere un bravo avvocato che potesse difendere mio figlio per quella causa civile e la causa penale, però nel frattempo la Procura della Repubblica ha indagato e le cose sono andate avanti, a luglio ci sarà l’udienza penale contro la ditta in cui lavorava il ragazzo cui è sfuggito il martello dalla mano, erano due ditte diverse e poi vedremo un po’ a luglio quello che succederà, già 6 anni fa quando successe questo fatto a mio figlio denunciai la poca sicurezza sul lavoro ma non venni ascoltata né dai partiti, né dal sindacato, era passato tutto così molto alla leggera, dopo un po’ di tempo purtroppo i fatti mi hanno dato ragione perché sono morti 3 ragazzi, uno aveva 24 anni, tra l’altro si dice che fosse un operaio molto qualificato, poi è morto un altro ragazzo più o meno con la stessa dinamica dell’incidente che era successo a mio figlio, solo che da un’altezza non so di quanti metri fosse, sfuggì un tubo innocente che prese in pieno questo ragazzo e perse la vita e adesso c’è stato il terzo morto.


A chi toccherà morire oggi?

Le statistiche dicono, ho sentito dire poi da vari personaggi politici civitavecchiesi che le statistiche quando si iniziò a costruire la centrale, avevano detto che ci sarebbero stati 4 morti, siamo arrivati a 3, spero che non si arrivi al quarto morto e poi secondo me non c’è proprio sicurezza in questo cantiere… diventano numeretti, adesso facciamo questa centrale, ci saranno 4 morti, quindi mettetevi l’anima in pace, la mattina uno entra e dice: mah, a chi toccherà oggi morire? E’ una cosa assurda, veramente assurda!
Tra l’altro il Sindaco in un’intervista radiofonica ha detto che per quanto riguarda la statistica, l’Enel è in regola, è in regola perché ci sono stati solo 3 morti anziché 4? Questa cosa la trovo veramente folle!
La centrale Enel sì, dice che porta ricchezza, non so a chi, c’è da specificare una cosa che gli elettrici che lavorano nella centrale sono 350, l’indotto sono circa 2000 persone che lavorano per 4/5 anni, il tempo della durata della costruzione della centrale e poi vanno tutti a casa, vanno messi tutti in cassa integrazione, la ricchezza che ci ha portato l’Enel, secondo me, è solamente la morte, gli incidenti sul lavoro, tanti incidenti neanche si sanno e ci ha portato anche tanto inquinamento a Civitavecchia le morti per tumore di polmone, per leucemiaasma, soffrono di problemi respiratori, adesso si muore anche per tumore, specialmente le donne, alla vescica che è un tumore nuovo, prima non si sentiva dire questa cosa e si muore, purtroppo si muore non solo per il lavoro in centrale, anche per tutto l’inquinamento causato, anche se ci assicurano che tutto quanto è in regola, che la centrale a carbone non inquina.
L’Enel quando cominciò a costruire la centrale a carbone disse che ci avrebbe fatto pagare la luce un po’ di meno perché rischiavamo etc., etc., sulla bolletta della luce paghiamo la corrente un po’ di più perché c’è una tassa, noi paghiamo questa tassa perché usiamo la corrente, l’elettricità che viene prodotta con l’emissione di Co2, quindi oltre al danno anche la beffa!
Sì la sicurezza è un diritto, un dovere, ho letto questa cosa e a me sembra l’ennesima presa per i fondelli, per la sicurezza non c’era, mio figlio non avrebbe avuto questo problema se ci fossero state le reti di protezione e se l’operaio avesse portato al polso il martello perché per la 626 bisogna portare legati gli utensili con cui si lavora, invece questa cosa non c’era!
Mio figlio è tornato a lavorare dopo 5 mesi, ha lavorato un altro po’, però siccome lui lavorava anche in quota a 90/95 metri, a causa del trauma che ha subito ha continui giramenti di testa, ha lavorato un altro po’ e poi si è messo in aspettativa, 6 mesi e poi ci è licenziato completamente perché è impossibile per lui continuare a fare questo tipo di lavoro, tra l’altro mio figlio sta ancora male, la spalla ogni volta che la muove un po’ di più, non la può più muovere come era prima ha dei grossi dolori, ma la cosa brutta è che lui ormai ha una cervicale molto, molto forte e non può più andare in quota, non può più fare questo tipo di lavoro.
Avrei dovuto prendere un medico legale di parte e fargli fare la controperizia, il medico legale di parte mi chiese un’assurdità, non avevo i soldi e non ho potuto fare niente. A luglio ci sarà questo processo penale, vorrei solamente che la Procura della Repubblica indagasse per bene, venisse a vedere il luogo di lavoro di tutti questi operai e poi vorrei giustizia, ma la giustizia non solo per mio figlio ma per tutte le persone che sono state male, che si sono infortunate, per questi 3 ragazzi morti perché veramente questa cosa la sento molto, è come se avessero toccato un’altra volta mio figlio!

Beppegrillo.it



FINALMENTE UNA VITTORIA DEL TERRITORIO
SULLE SERVITU’ ENERGETICHE



NEGATIVO IL PARERE ISTRUTTORIO AI FINI DEL RILASCIO DELL'AIA PER IL QUARTO GRUPPO DELLA CENTRALE ELETTRICA DI TVS E RICHIESTO UN PIANO DI DISMISSIONE


Movimento Nocoke Alto Lazio


lunedì 5 aprile 2010

Cosa è diventata la chiesa?

Per me credente una Pasqua senza Resurrezione
di Sandra Amurri



Come è difficile in questo giorno di Pasqua sentirsi parte della Resurrezione di fronte ad una Chiesa che si limita a sperare e rinuncia ad organizzare la speranza.



Come è difficile varcare la porta di una Chiesa che da una posizione oltranzista difende i valori umani che non rispondono all’accoglienza dei valori dell’uomo.
Come è difficile continuare a vedere nell’immagine del Cristo risorto come ci invitava a fare Don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, “la presenza di un uomo di cuore, capace di indignarsi, di un poeta, di un profeta, di un santo che condivide la strada insieme a noi”.
Come è difficile continuare a crederci quando il messaggio cristiano si identifica con le ideologie prevalenti e gli interessi di partito.
Quanta fatica sentirsi parte di una Chiesa che tace di fronte alle donne ridotte a merce di scambio economico e politico e invita i politici ad ignorare le leggi dello Stato che tutelano il loro diritto a scegliere.
Di una Chiesa che sorride a chi ricerca in politica il consenso nel nome di Gesù Cristo e non in nome della loro onestà, della loro capacità di operare per la giustizia sociale dell’agire secondo principi senza prevedere deroghe per se stessi dimenticando che la politica ha una laicità che deve essere preservata da ipoteche confessionali.
Come è difficile credere ancora in una Chiesa che assolve senza restituzione del male tolto uomini politici che si fanno beffa della questione morale che praticano il tornaconto personale o di Chiesa fondato sul baratto della verità e su calcoli astuti a danno del bene comune.
E come è difficile dimenticare oggi le parole del Cardinale Bertone in difesa della vita al suo inizio ma non nella sua esperienza di vita che rinnegano il testamento di Gesù che muore per darci la forza di portare il peso drammatico della sofferenza delle donne e degli uomini.
Come è difficile fare finta di non aver mai ascoltato dalla Chiesa “condividiamo una visione etica con la Lega” e dimenticare che la Lega invita a sparare sui barconi che trasudano di umanità negata, che dice: la “sinistra porta gli ultimi mentre noi portiamo i penultimi” come dire che gli ultimi sono spazzatura.
Come è difficile non ribellarsi al messaggio di Cristo ridotto a sola difesa dei valori in termini teorici di fronte ad una Chiesa che fa solo teoria di liberazione dimenticando la prassi della liberazione.
I cristiani hanno il principio della speranza ma non hanno la virtù della speranza”, scrive il filosofo Italo Mancini per dire che non c’è Resurrezione che non porti i mali della terra.
Come è difficile rivedersi in una Chiesa strutturalmente responsabile della pedofilia per aver demonizzato la sessualità, per averla dipinta come peccato , per aver educato i suoi pastori alla repressione della libertà di amare nella condivisione rendendoli uomini diversi migliori, potenti. E cos’è la pedofilia se non una sessualità senza parità, una sessualità del più forte sul più debole, se non l’affermazione della propria potenza nell’abusare di un bambino?
E come scorgere Resurrezione nella negazione della pedofilia?
Gesù Cristo oggi viene a dare un senso, un significato, un orientamento a ricordarci che uno sguardo limpido non si nasconde non si sottrae alla speranza e senza speranza non esiste Resurrezione perché come ci ha insegnato Don Tonino Bello la speranza “ non si enuncia: la si vive la si testimonia e la si costruisce pagando un caro prezzo.
Il prezzo della verità.
Quanto è difficile oggi credere che “tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga”.


A noi non resta che una preghiera:

Gesù salvaci dall’ipocrisia
di chi salva i principi e uccide le persone,
da chi non esita a salvare i potenti
ed esita a rialzare chi cade
perché non ha più pane per restare in piedi.
Noi saremo le tue sentinelle.



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domenica 4 aprile 2010

2010: Pasqua di lutto


Civitavecchia, esplosione in centrale Enel:
muore un operaio, tre colleghi intossicati


Un operaio di 34 anni, Sergio Capitani, di Tarquinia, è morto per un incidente all'interno della centrale Enel a carbone di Torrevaldaliga Nord, a Civitavecchia, nel polo industriale della città. Altri tre sono rimasti intossicati dopo essere stati investiti da un getto di ammoniaca a causa di un guasto. Tre di loro (compresa la vittima) lavorano per una ditta esterna, la Guerrucci, mentre uno è un assistente dell'Enel.
L'incidente è avvenuto poco prima di mezzogiorno nell'area dell'impianto dove viene stoccata l'ammoniaca utilizzata per abbassare le emissioni del monossido di azoto che si sviluppo durante il processo produttivo. I quattro operai stavano lavorando, su un ponteggio a 15 metri altezza, su una condotta a pressione (contenente acqua e ammoniaca) per il raffreddamento dell'impianto.
Sergio Capitani è morto per le gravissime ferite riportate dopo essere stato colpito in pieno dal tubo della condotta dell'ammoniaca. Secondo le prime ricostruzioni dell'incidente, su cui indagano i carabinieri, l'esplosione sarebbe stata causata dalla forte pressione che ha spaccato il tubo, contenente acqua e ammoniaca per il raffreddamento dell'impianto (tubo del diametro di 50-60 centimetri). Il tubo, come una gigantesca frusta, si sarebbe abbattuto su Capitani, mentre gli altri tre sono rimasti intossicati dalla fuoriuscita della sostanza.
Dopo l'incidente, Capitani aveva subìto un arresto cardiaco. Il personale del 118 aveva proceduto con la defibrillazione, poi l'uomo era stato caricato sull'elicottero per il trasporto in ospedale a Roma. Ma non appena il mezzo si è alzato in volo l'operaio è andato nuovamente in arresto. Le ulteriori operazioni di rianimazione non hanno sortito effetti.
Erano tutti a lavoro in quota per chiudere con una valvola un tubo diportato di ammoniaca. Qualcosa però sembra non aver funzionato. Il tubo è esploso e la vittima si trovava proprio davanti alla valvola al momento dell'esplosione che lo ha colpito in pieno.


Ancora una volta,
questa volta alla vigilia di Pasqua,
un operaio si è recato a lavoro
per sostenere la propria famiglia
e farà rientro in casa in bara.

La neopresidente della Regione Lazio ed ex leader dell'Ugl, Renata Polverini, ha detto che «così come ho fatto nella mia vita da sindacalista il mio impegno per garantire la sicurezza sul lavoro sarà costante perchè queste cose non succedano mai più».

Ricordatevi in futuro
questo impegno preso
dalla Poverini!
Intanto noi questa Pasqua
non la festeggiamo perché

NON C'E' PROPRIO
NULLA DA
FESTEGGIARE!

Non ci sentiamo così idioti e cinici!


giovedì 1 aprile 2010

PESCE D'APRILE 2010