lunedì 29 giugno 2009

La forza delle parole

Le parole per dirlo...



"Zoccola", "Piduista", "Pedofilo", "Corruttore", "Fottere", "Mafioso" se corrispondono VERAMENTE a una zoccola, un piduista, un pedofilo, un corruttore, un vecchio porco, un criminale sono parole che non si devono pronunciare. La verità deve salvare la forma. La forma deve coprire la verità. Le parole dei servi. Il perbenismo di regime. Escort, ammiratore di minori di 18 anni, utlizzatore finale, senatore in attesa di giudizio, ma anche Lodo Alfano, sono parole che rassicurano. Lodooooooo Alfanoooooo, sembra una messa cantata. Non si colpisce più la sostanza di un'affermazione, ma la sua forma. La sostanza non si può smentire. La verità è ormai palese, quasi sempre volgare. E, per occultarla, per negarla, si giudicano le parole che la esprimono. Più queste parole corrispondono nel sentire comune alla verità, più chi le pronuncia è colpevole. Non della verità, che non è mai menzionata, ma delle parole per dirla. La menzogna, al contrario, può utlizzare ogni parola, ogni immagine. Il seno di Veronica Lario può essere esibito come un trofeo da Feltri su Libero, un giornale vicino al suo ex marito. E, allo stesso tempo, il direttore del TG1 Minzolini, può cancellare un'inchiesta della procura di Bari e un rapporto con una prostituta a Palazzo Grazioli la notte dell'elezione di Obama. La ripetizione e la diffusione del messaggio attraverso le televisioni rende vero il falso, universale la menzogna. In ogni luogo, su un traghetto, in un bar, alla stazione, nelle proprie case si afferma con la sua presenza il contrario del vero. Quando il vero si affaccia alla superficie di questa melma vischiosa satura del nulla, chi lo afferma diventa un bersaglio. Gasparri, Capezzone, Bonaiuti, Mimun, Fede, Vespa, Ferrara, Giordano e mille altri sono un immenso coro, una cacofonia cialtrona e ossessiva. Un rumore di fondo e di fogna che stordisce e che dà assuefazione. Gridare "zoccola" o "piduista" o "corruttore" è testimonianza di verità. Zavattini sdoganò per primo alla radio la parola "cazzo". Ci sono mille parole ridotte al silenzio e alla schiavitù del giudizio di parte. Parole che aspettano di essere liberate. In un comizio, alla radio, in un dibattito. Il comune senso del pudore si è trasformato in una rappresentazione indecente del potere. Del potere fare e dire il cazzo che vuole.

Beppe Grillo

martedì 23 giugno 2009

Cartoline dalla Sardegna


Il mare


















La flora
















La fauna
























Già poco più di un anno fa a Villa Certosa, ospitando il suo degno amico Putin, presagendo "il complotto", lanciò un messaggio a tutti quei giornalisti usi a violare la privacy dei potenti e quindi anche la sua.


18 aprile 2008 - Piccolo fuori programma durante la conferenza stampa congiunta tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi quando una cronista russa, Natalia Melikova, della Nezavsinaya Gazeta, domanda con una certa insistenza al leader Russo se fossero vere le indiscrezioni sulla sua relazione con una ex olimpionica di ginnastica artistica e altri dettagli sulla sua vita familiare e privata. Prima che Putin potesse rispondere, Silvio Berlusconi sorridente mima con le mani un mitra e lo indirizza verso la giornalista. Putin se ne accorge e annuisce.

(Credits: Ansa)

Ricordiamo che poco tempo prima era stata uccisa la giornalista russa Anna Politkovskaia che conduceva inchieste scomode sullo zar putin!

Manda questa cartolina animata al premier come risposta

domenica 21 giugno 2009

Il premier, il digitale terrestre e il "bonsenso pratico" della gente

Bonsenso pratico

Tratte da: Libro muto di Trilussa











Quanno, de notte, sparsero la voce
che un Fantasma girava sur castello,
tutta la folla corse e, ner vedello,
cascò in ginocchio co' le braccia in croce.
Ma un vecchio restò in piedi, e francamente
voleva dije che nun c'era gnente.

Poi ripensò: "Sarebbe una pazzia.
Io, senza dubbio, vede ch'è un lenzolo:
ma, più che di' la verità da solo,
preferisco sbajamme in compagnia.
Dunque è un Fantasma, senza discussione".
E pure lui se mise a pecorone.

Intrigo digitale
di Alessandro Gilioli



Si spegne la vecchia tivù.
E il governo fa pressing
per imporre una tecnologia
che conviene solo a mediaset.
Così gli interessi dei cittadini vengono piegati alla guerra anti Murdoch del premier


Ma se avessimo votato a fine giugno, che cosa avrebbero scritto sulla scheda quelle centinaia di migliaia di anziani del Lazio che stanno per veder sparire nel nulla due dei loro canali preferiti, Raidue e Retequattro?
Fantapolitica, naturalmente. L'unica cosa certa è che il mitico 'switch over', cioè la prima fase del passaggio dalla tivù analogica al decantato digitale terrestre, sta arrivando al banco di prova: dopo gli esordi in Val d'Aosta, Sardegna e parte del Piemonte, il 16 giugno tocca alla capitale e ad altri 157 comuni del Lazio, con quasi cinque milioni di telespettatori coinvolti. Per ora il salto riguarda solo i due canali citati - gli altri traslocheranno in autunno, ad andar bene - ma nonostante le molte campagne informative è facile prevedere che grande sarà il disordine sotto le antenne: dove il passaggio è già avvenuto i vari numeri verdi sono andati in tilt per la mole di errori e proteste.
Del resto il 69 per cento dei teleutenti italiani non ha mai usato il digitale terreste prima d'oggi (dato Auditel), ma da domani si troverà ad averci a che fare per forza o quasi. E la rivoluzione obbligatoria è in gran parte a carico dei consumatori-contribuenti, dall'acquisto del decoder (o di una tivù nuova) fino alla chiamata dell'antennista per sistemare la ricezione. Ci sono aiuti solo agli over 65 con redditi sotto i 10 mila euro lordi l'anno e in regola con il canone Rai, insomma pochini. Alle uscite dirette bisogna poi aggiungere quelle indirette, tipo i 700 milioni stanziati dalla Rai - e tratti anche dal canone - per adeguarsi alla nuova piattaforma, più la misteriosa ma ingente cifra di denaro pubblico (c'è chi dice un miliardo di euro) generosamente offerta negli anni dallo Stato per incentivare l'acquisto dei decoder e per le campagne pubblicitarie.
Ancora: per i consumatori aumenterà la bolletta elettrica (in media 20-25 euro l'anno a famiglia) perché quasi tutti i decoder sono studiati per rimanere in stand by e si spengono veramente solo staccando la spina. In più c'è l'impiccio di un nuovo telecomando in salotto: niente di grave, ma c'è chi ci metterà un po' ad abituarsi. Infine, bisogna sperare che l'estate non porti temporali e grandinate, perché in caso di maltempo con i ripetitori attuali la possibilità di non vedere più nulla è alta.

Ma ciò che sta accadendo alla nostra tivù trascende i costi e i fastidi per le famiglie, per quanto sgradevoli questi siano. Quella che si sta giocando è infatti una gigantesca partita economica e politica il cui risultato si vedrà solo tra due o tre anni, quando il passaggio al digitale sarà (forse) completato e si avrà un'idea più chiara di vinti e vincitori.
La battaglia vede due grandi antagonisti: da una parte la famiglia Berlusconi e dall'altra Rupert Murdoch, proprietario di Sky. Mediaset, si sa, è la più attiva vessillifera del digitale terrestre: con il nuovo sistema infatti raddoppia i suoi canali gratuiti (da tre a sei) e introduce al grande pubblico quelli a pagamento. Questi ultimi fanno parecchio gola all'azienda di Milano 2: quando tutti gli italiani avranno in casa il nuovo decoder sarà molto più facile per Mediaset sottrarre a Murdoch gli appassionati di calcio, quelli che hanno portato quasi 5 milioni di abbonamenti a Sky. Infatti se Sky ha i diritti per il calcio sul satellite, Mediaset possiede quelli per il digitale terrestre, e al contrario di Murdoch propone vendite 'sfuse' di partite (quindi a un costo basso) anziché pacchetti completi.
Naturalmente questo progetto può andare a buon fine per Mediaset solo se, una volta oscurato l'analogico, gli italiani decidono di passare al digitale terrestre invece di abbonarsi a Sky e vedersi lì tutti i canali esistenti via satellite. Per questo a Mediaset hanno messo in atto una strategia a tenaglia da realizzare grazie al fatto che il proprietario di Mediaset è anche presidente del Consiglio. Prima il governo ha raddoppiato l'Iva sugli abbonamenti alle pay tv, quindi soprattutto a Sky (nel digitale terrestre si può entrare free, salvo pagare poi i singoli eventi). Dopodiché la tivù di Stato si è incredibilmente alleata con Mediaset per creare un consorzio anti Sky, con un pacchetto satellitare comune in concorrenza con quello di Murdoch. Infine, ultima chicca, la Rai ha deciso di boicottare Sky minacciando l'uscita dal suo pacchetto satellitare: e se un domani con il padellone di Sky non si vedessero più i canali di viale Mazzini, è ovvio che gli abbonamenti alla tivù di Murdoch crollerebbero.
Il paradosso è che uscendo dal telecomando di Sky anche la Rai ci perderebbe parecchio, sia in termini economici (450 milioni per sette anni), sia in termini di audience e di pubblicità (circa il 13 per cento dei telespettatori Rai guarda la tivù di Stato attraverso la parabola Sky). E allora, perché lo fa? La risposta è semplice: per procurare un danno a Sky, riducendo drasticamente l'appeal delle tivù di Murdoch. Un caso da manuale di conflitto d'interessi, con cui il padrone di Mediaset riesce, grazie al controllo della tivù pubblica, a danneggiare in un solo colpo i suoi due concorrenti, Rai e Sky.
Peccato che a essere colpiti saranno soprattutto i 4,8 milioni di italiani abbonati a Sky, che per guardare la Rai sarebbero costretti a comprare un secondo decoder (o quello del digitale terrestre o quello della piattaforma Tivusat). E al danno si aggiunge la beffa: chi resterà con Sky anche senza la Rai, dovrà comunque pagare il canone alla tivù di Stato. In pratica, sarà costretto a finanziare un'emittente che non può vedere.
In tutto questo si inseriscono le infinite campagne istituzionali per il passaggio al digitale terrestre, cosa che non è mai stata fatta per stimolare la diffusione dei programmi satellitari. L'aspetto curioso è che queste campagne sono state realizzate con nobili motivazioni - come la modernizzazione del Paese - che tuttavia paiono un po' temerarie se si mettono a confronto le due tecnologie digitali, quella terrestre e quella satellitare. Quest'ultima, per esempio, garantisce una copertura completa del territorio, mentre in un paese montuoso come l'Italia il segnale del digitale terrestre non arriverà mai dappertutto.
Per provare a diffonderlo il più possibile ci sarà quindi un incremento notevole di tralicci ad alto impatto dal punto di vista sia paesaggistico sia elettromagnetico, e dannose sotto l'aspetto dei consumi (richiedono molta elettricità). Al contrario, il satellite geostazionario una volta lanciato non si vede, non inquina e la 'padella' consuma quasi niente.
Anche da un punto di vista della qualità del segnale ci sono differenze: il satellite infatti può emettere molti più canali in alta definizione, mentre la banda del digitale terrestre in Hd è decisamente limitata. Ad esempio, con il digitale terrestre non si potrebbero trasmettere contemporaneamente tutte le partite del campionato di calcio di cui due in alta definizione, come fa Sky.
Per quanto riguarda infine l'interattività, altro cavallo di battaglia di chi ha lanciato il digitale terrestre, con la piattaforma cara a Mediaset questa sarà minima e mai competitiva con quella di Internet per gli usi propagandati fin qui, tipo lo snellimento della burocrazia. Tutt'al più potrà servire al canale di Berlusconi, Media Shopping, per vendere cyclette e frullatori.
Nonostante tutto questo, il governo ci spinge a scegliere il digitale terrestre. E a questo attacco congiunto di esecutivo, Mediaset e Rai, come reagisce l'azienda di Murdoch? Male, per ora. Dopo anni di crescita, gli abbonamenti si sono fermati: in via Salaria attribuiscono la frenata al raddoppio dell'Iva, arrivato in piena recessione, ma anche la prospettiva di 'dover' passare presto al digitale terrestre - con un nuovo decoder - ha disincentivato le sottoscrizioni alla tivù satellitare. Per limitare i danni gli uomini di Murdoch si sono inventati una nuova rete più generalista, Skyuno, che però non ha fatto grandi numeri.
Così l'uomo forte di Murdoch in Italia, il neozelandese Tom Mockridge, ha deciso di aumentare a 14 canali l'offerta in alta definizione (in estate arriveranno anche le prime serie televisive in Hd), una tecnologia su cui Rai e Mediaset sono ancora indietro. Molti italiani infatti hanno ormai televisori con l'alta definizione, e chi ha provato a vedere in Hd una partita o un documentario ha apprezzato la differenza di qualità. In via Salaria sperano di incassarne i primi veri risultati tra un anno, quando Sky trasmetterà in alta definizione i Mondiali di calcio, di cui ha i diritti completi (la Rai trasmetterà solo alcune partite, e nessuna in Hd).


Le strade del digitale > CLICCA QUI


venerdì 19 giugno 2009

Lo avevamo giudicato male

"Berlusconi spiazza i critici"

clicca sull'immagine per ingrandire

Silvio Berlusconi è stato ricoverato d'urgenza a Roma per aver inalato un'eccessiva quantità di coriandoli lanciati in aria dopo il suo trionfante ritorno dalla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Copenaghen. Qui, insieme agli altri rappresentanti dei governi dei Paesi industrializzati, ha firmato uno storico accordo a tutela del clima.
Per il presidente del Consiglio anche danni minori dovuti ai numerosi abbracci da parte dei cittadini festanti che hanno atteso il suo ritorno a Fiumicino.
La notizia è sull'International Herald Tribune distribuito oggi in tutto il mondo in edizione straordinaria e gratuita. Sì, perché davanti a notizie storiche anche i colossi dell'editoria rinunciano ai profitti: il più importante accordo a tutela del clima è stato firmato a Copenaghen dai rappresentanti mondiali. A renderlo noto è stato il segretario esecutivo delle Nazioni Unite Yvo de Boer: "L'accordo è stato siglato. Un accordo che permetterà al mondo di arginare i cambiamenti climatici".
A pagina 3 l'articolo dedicato all'Italia. Titolo: "Berlusconi spiazza i critici". All'interno si legge di come il premier abbia annunciato, durante il discorso finale del suo intervento, che tutti gli investimenti di Mediaset e Fininvest verranno spostati a supporto delle energie rinnovabili.
L'articolo si conclude con la citazione di un recente studio dell'Università Bocconi secondo il quale possono essere creati, nel solo settore elettrico, 250mila nuovi posti di lavoro entro il 2020 con l'investimento nelle energie rinnovabili.

Beppe Grillo ha dichiarato: - Metterò subito in piedi un nuovo spettacolo intitolato "E' accaduto un miracolo!" - ed ha espresso un suo personale dubbio: - Non so in quale parte baciarlo! -


L'apertura del quotidiano titola "I capi di Stato firmano uno storico accordo per salvare il clima", e spiega come l'accordo porterà a importanti tagli nelle emissioni di gas serra, metterà fine alla deforestazione e promuoverà soluzioni per la protezione climatica."Sarzoky: il nucleare è morto", "Exxon finalmente pulita", "In Grecia il sole splende per le energie rinnovabili".





sabato 13 giugno 2009

Aprite gli occhi... prima del BUIO!

Don Farinella: «Vescovi “complici”del berlusconismo»

Vescovi italiani «complici» di Berlusconi e del «berlusconismo».
È l’accusa rivolta al presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, da un sacerdote genovese, don Paolo Farinella, teologo e biblista. L’accusa è contenuta in una lettera aperta al cardinale Bagnasco, pubblicata anche su internet.
Per don Farinella, i vescovi italiani, nella prolusione e nella conferenza stampa della 59/ma Assemblea Generale della Cei che si è svolta a fine maggio, avrebbero trattato con troppa «delicatezza la questione morale che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del Consiglio». «Lei e il segretario della Cei - scrive don Farinella rivolgendosi al card. Bagnasco - avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe». «Né lei né i vescovi - prosegue il testo - avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale».


Lo psiconano così risponde


"Veline, Noemi, Mills e voli di Stato. Dietro c'è un progetto eversivo"

"Su quattro calunnie messe in fila, veline, minorenni, Mills e voli di Stato, è stata fatta una campagna che è stata molto negativa per l'immagine all'estero". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando dalla tribuna del convegno dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure. Il premier ha parlato di "un comportamento colpevole, ed anche un comportamento eversivo. Volevano far decadere il presidente del Consiglio per mettere un'altra persona non eletta dagli italiani: se questa non è eversione ditemi cosa è?".


Intanto nel paese reale succede che:


PADOVA - "Santantonio pensaci tu".

Sabato a Padova la processione del patrono S. Antonio. Dietro il rito le suppliche di cassintegrati e lavoratori che temono per la disoccupazione. Crisi e voglia di «miracoli».
«Caro Sant’Antonio, ho paura. Intercedi perchè mio ma­rito non perda il lavoro e nella sua ditta le cose si mettano a posto, al­trimenti sarà un vero dramma». «Carissimo Santo, sono disperata, sto perdendo tutto. Vorrei ancora credere nel domani, ma i debiti mi stanno affossando». La crisi si fa sentire anche tra gli ex voto: a chie­dere la grazia non è più solo chi ha parenti in fin di vita. Sempre di più, arrivano sulla tomba del San­to patrono di Padova e alla posta dei frati, le preghiere di cassinte­grati o di famiglie strozzate dai de­biti. E’ una sofferenza nuova, sto­rie che approdano in Basilica e im­plorano il miracolo di arrivare a fine mese.


MILANO - Presentate Ronde nere a Milano. Pattuglieranno le strade affiancando le Ronde padane.


Sono state presentate oggi a Milano, durante un convegno del Movimento sociale italiano, le cosiddette ronde nere. Sono i volontari della Guardia nazionale: affiancheranno le ronde padane nelle strade non appena sara' in vigore il disegno di legge sulla sicurezza. Dicono di essere 2.100, indosseranno una divisa con camicia grigia o kaki, basco con aquila imperiale romana, fascia nera al braccio con impressa la ruota solare simbolo del nascente Partito nazionalista (e socialista n.d.r.) italiano.


Invece nella più democratica e laica Francia succede che:


Liberté, égalité, Internet. Sarkò sconfitto dai pirati.

Alla fine lo schiaffo se l’è preso lui, Nicolas Sarkozy. Ieri la Corte costituzionale francese ha respinto la sua cosiddetta «legge dei tre schiaffi» contro gli utenti di Internet che scaricano gratis brani coperti da diritti d’autore - cosiddetta «Internet et Creation» o «Hadopi» («Haute Autorité pour la Diffusion des Œuvres et la Protection des Droits sur Internet»), fortemente voluta dal presidente tanto da chiamare a raccolta i suoi fedelissimi per assicurarne l’approvazione in seconda lettura all’Assemblea nazionale lo scorso 12 maggio - perché «viola i diritti fondamentali dell’uomo, sanciti dalla Costituzione». Esultano in Francia i militanti della libertà su Internet, che avevano fatto ricorso.
«Internet è una componente della libertà di espressione e di consumo» ha dichiarato il Consiglio della Corte Costituzionale, e «nel diritto francese c’è la presunzione d’innocenza» per cui «solo il giudice può pronunciare una sanzione, e solo dopo aver stabilito che si tratta di illegalità». La legge infrange due articoli della dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789, che la Corte Costituzionale è tenuta a difendere: si tratta dell’articolo 11 che protegge la libertà di comunicazione e d’espressione, e dell’articolo 9 che pone il principio di presunzione d’innocenza. Per il Consiglio è accettabile solo che la «Haute Autorité» avverta l’internauta di essere stato identificato: non può sanzionarlo né disconnetterlo. Il Consiglio garante della costituzionalità delle leggi in Francia è rappresentato da nove membri fra i quali gli ex presidenti Valéry Giscard d’Estaing e Jacques Chirac.

Mentre in America:


Usa, aziende di tech chiedono a Cina di rivedere filtro internet.

Un gruppo che ha sede a Washington e che rappresenta aziende di information technology ha invitato la Cina a riconsiderare l'idea di dotare i nuovi computer di un software che agisca da filtro Internet.
Le regole cinesi prevedono che "Green Dam", un programma sviluppato dalla Jinhui Computer System Engineering, sia preinstallato su tutti i pc fabbricati o venduti dal primo luglio.
La decisione del governo cinese ha suscitato malcontento nell'industria del web e nei gruppi per i diritti umani, preoccupati che questo filtro possa non essere compatibile con le norme circa la cyber-sicurezza e la libertà sul web.
"L' Information Technology Industry Council, la Software & Information Industry Association, la Telecommunications Industry Association e TechAmerica chiedono al governo cinese di riconsiderare l'idea di implementare nei pc il software che agisca da filtro e accoglierebbero di buon grado un dialogo a questo proposito", si legge in un comunicato congiunto.
"Crediamo che ci dovrebbe essere un dialogo aperto sulle norme che regolano l'immissione sul mercato di software di parent control, in modo che vengano rispettate la libertà di espressione, la privacy, l'affidabilità del sistema, la libera circolazione delle informazioni, la sicurezza e la possibilità di scelta da parte dell'utente".
Il gruppo che ha pubblicato questo comunicato comprende molte importanti aziende produttrici di computer e sviluppatori di software.



Insomma il mondo si sta spaccando in due: da una parte la verà libertà, la vera "transizione" e dall'altro alcuni personaggi come lo psiconano, sarkozza, puttin, la cina fasciocomunista e adesso si è schierato anche quel maiale di gheddafi con la sue sparate:


Annullare tutti i partiti, «senza più destra, sinistra e centro». «Il simbolo del popolo italiano sarà la fratellanza perché il partitismo è un aborto della democrazia», ha aggiunto il colonnello parlando in Campidoglio. «Ci sarebbe l’unità nazionale di tutti gli italiani - ha concluso - raccolti in un’unica famiglia (baciamo le maniiii n.d.r.) e in un fronte compatto. Il popolo (della libertà n.d.r.) eserciterebbe il potere direttamente e senza rappresentanti (intralci n.d.r.)».

Dopo Eni e Unicredit non è un mistero che le attenzioni dei libici si siano concentrate su Enel, Telecom e Impregilo. Di questo non si è parlato ieri (ancoooora n.d.r.) anche se Gheddafi ha avuto una riunione ristretta con i vertici di grandi aziende: da Alessandro Profumo, Piefrancesco Guarguaglini, Fulvio Conti, Marco Tronchetti Provera, Gabriele Galateri, Alberto Bombassei, Luisa Todini.
Nel suo intervento Gheddafi non ha tradito le attese. Ha definito gli imprenditori «i soldati di questa epoca, pionieri della battaglia per le richieste di infrastrutture, costruzioni, cibo». Si è detto convinto che le esigenze delle imprese possano essere meglio difese da Berlusconi che dalla sinistra. «Voi siete fortunati – ha spiegato – perché il mio caro amico Berlusconi è al vostro fianco ed è completamente alleato con voi e, finché ci sarà Berlusconi al governo, le opportunità per le vostre imprese sono maggiori».


E poi lo psiconano parla di figuracce con l'estero! Forse "esso" considera estero solo: russia, cina, libia, birmania, corea del nord, ecc.


BELLA MIERDA DI SPONSOR!

venerdì 12 giugno 2009

"Ultima puntata" di Annozero?

L'ultima non c'è piaciuta

Santoro non ha chiuso in bellezza. A parte il duello con "mavalàghedini" che ha vinto ai punti, ha però, incomprensibilmente, fatto la figura del quaqquaraqua parlando di "rifiuti".
Per superficialità? Per ignoranza? Per connivenza?
E' riuscito a far passare "castellidicarta" per esperto facendolo sparlare dell'inceneritore di Brescia come un gioiello tecnologico e, addirittura, l'ha fatto blaterare di "riduzione degli imballaggi"!
In realtà castellik non sapeva neanche di cosa stava parlando agitandosi in piedi come uno zombi.
Alla fine "spatellaro" è stato messo all'angoletto (con il suo retaggio comunista) con la domanda: "E quello che rimane del 50% di raccolta differenziata cosa ne facciamo? Se lo porta a casa sua"
VOMITOOOO!!!!
Santoro ma come caxxo fai a fare una puntata sui rifiuti e non far partecipare un esperto del settore e che magari avrebbe illustrato la politica delle 5ERRE! Potevi invitare ad esempio la D.ssa Carla Poli del Centro Riciclo Vedelago o qualcuno della Campagna "Non bruciamoci il futuro".

Che occasione persa!

Sicurezza per chi?

Nominiamo ministro degli Interni o della Giustizia Penelope


Il ddl sulle intercettazioni "e' un siluro sotto la linea di galleggiamento della sicurezza di tutti i cittadini e l'impunita' per fior di delinquenti". Giancarlo Caselli, procuratore generale di Torino, spiega a MicroMega.net gli effetti "devastanti" del provvedimento del governo. È un vero e proprio 'j'accuse' quello di Caselli che parla di "una catastrofe annunciata che sta per preciparci addosso nella indifferenza dei piu'.
E, aggiunge, faccio "una battuta amara, che poi non e' neanche tanto una battuta: nominiamo ministro degli Interni o della Giustizia Penelope, quella che di giorno tesseva e di notte disfaceva perche' in tema di sicurezza la maggioranza, il governo si stanno comportando proprio cosi'. Da un lato tolleranza zero, esercito, flotta, ronde e dall'altro il vero baluardo, il vero argine protettivo della sicurezza di tutti i cittadini, le intercettazioni, picconate e ridotte in macerie, con conseguenze che saranno devastanti per la tutela della sicurezza di tutti".
Il procuratore di Torino spiega che con la nuova normativa "le intercettazioni subiranno una riduzione perlomeno del 50%. Conseguenza? L'impunita' o quasi per fior di delinquenti che non siano mafiosi o terroristi, ma 'soltanto' assassini, rapinatori, estortori, stupratori, pedofili, bancarottieri, corruttori, usurai, sfruttatori di prostitute, trafficanti di droga e via elencando. Assurdo, assurdo".
Ma e' un assurdo, per Caselli, se si considera che "c'e' qualcuno che continuamente strilla sicurezza, sicurezza, sicurezza. Che per tutelarla mette in campo l'esercito. Usa la flotta per respingere alcuni poveracci in braccio a Gheddafi, che invoca a voce altissima ronde e salute pubblica. Bene questo stesso qualcuno, in sostanza la maggioranza governativa, se con una mano invoca tolleranza zero con l'altra piccona quel muro della sicurezza che sono le intercettazioni. Ma coerenza per cortesia. Coerenza quando si parla cosi' intensamente di sicurezza".
In tutto questo, osserva il procuratore di Torino, "i cittadini sembrano essere preda di una sorta di ipnosi malefica perche' si fa credere che in realta' si persegue sempre la sicurezza. Non e' vero, il livello di guardia di sicurezza di tutti i cittadini subira' un abbassamento consistente".

Il magistrato poi avanza un "forte sospetto". Che "si vogliano impedire le intercettazioni per salvaguardare i privilegi di questo o di quello. I famosi o famigerati 'arcana imperii', le barriere con cui il potere in ogni parte del mondo cerca di proteggere se stesso e soprattutto le sue deviazioni. Le intercettazioni hanno questo di brutto per il potere: violano queste barriere, mettono a nudo il potere. Ecco l'ostilita' di una certa politica".


Clandestinoweb.com

"GIORGIO NAPOLITANO NON FIRMI"
"Nei prossimi giorni daremo appuntamento ai cittadini davanti a Palazzo Madama per un sit in che richiami l’attenzione del Capo dello Stato, affinché non firmi questa legge, e per protestare contro chi utilizza le istituzioni per tutelare gli interessi di camorristi, malviventi, imprenditori e politici corrotti piuttosto che gli interessi del Paese e dei cittadini onesti.".
Antonio Di Pietro

Le crepe della democrazia in Italia

Precisazione


In Italia gli aventi diritto al voto sono 50 milioni 341 mila 790.

Secondo le regole della "DEMOCRAZIA" chi ottiene il 50% + 1 voto (25.170.896 voti ) ottiene il diritto a realizzare il "suo" programma elettorale .

Ovvero governa chi ottiene un voto su ogni due aventi diritto al voto.

CHI GOVERNA E' LEGITTIMATO A SOSTENERE CHE E' STATO ELETTO DAL POPOLO.

Ma non tutti votano.

In tal caso, la citata regola democratica del "50%+1voto" viene manipolata : si "sostituisce" al numero degli aventi diritto al voto il numero dei votanti.

E' una clamorosa violazione della Dichiarazione Universale dei Diritti della Persona Umana e dell'art. 3 della Costituzione italiana.in quanto VIENE "IGNORATA" L'ESISTENZA (OLTRE AI DIRITTI E ALLA DIGNITA') DI TUTTI COLORO CHE, NON VOTANDO, ESPRIMONO ANCHE IL NON "GRADIMENTO" DELL'OFFERTA DEI CANDIDATI. Esempio. Se votano 32 milioni 747 mila 722 degli aventi diritto, con la citata regola "manipolata", assume il governo chi ottiene 16.373.862 voti (50% +1 voto) che corrisponde al consenso del 32,5% del totale degli aventi diritto; ovvero, in questo caso, governa chi ottiene un voto su ogni tre aventi diritto.

Il 67,5% degli aventi diritto ha espresso - in vari modi - la volontà di non desiderare/gradire il governo di quel candidato.

CHI GOVERNA NON E' LEGITTIMATO A SOSTENERE CHE E' STATO ELETTO DAL POPOLO.

Nelle recenti elezioni europee del 6-7 giugno 2009, in Italia, il capo del governo in carica si è candidato su tutto il territorio nazionale con il compito esclusivo (e ben noto "anche" agli aventi diritto al voto) di "acchiappavoti" dei 50.341.790.

Il 6 maggio, il capo del governo aveva garantito di essere (il Pdl, suo partito) al 46 per cento.

23milioni 157mila voti?

Il 16 maggio, il capo del governo aveva garantito di essere (il Pdl, suo partito) sopra al 40 per cento.

Oltre 20milioni 137mila voti?

Il 23 maggio, il capo del governo aveva garantito di essere (il Pdl, suo partito), secondo i sondaggi, al 45 per cento.

22milioni 654mila voti?

Il 30 maggio, il capo del governo era certo di essere (il Pdl, suo partito), secondo gli ultimi sondaggi, al 43-45 per cento. Tra i 21,5 milioni ed oltre i 22,5 milioni di voti?

Il capo del governo, "il leader chiedeva e profetizzava il potere assoluto, con il 45 per cento dei voti per sé e l'alleanza con la Lega oltre il 50. Questa era la soglia politicamente sacra, la seconda presa del potere in un anno, la misura che trasforma il consenso in adesione, il governo in comando e il comando in dominio." (Ezio Mauro, "La crepa", Corriere della sera 9.6.2009)
Il partito del capo del governo, il Pdl, ha ottenuto 10.807.791 voti (21,47%) ovvero 1 voto ogni 5 aventi diritto al voto; ovvero meno del 50% di quanto sopracitato.

Ed ogni 4 votanti per il Pdl, "il suo partito", solo UN VOTANTE, cioè 2.706.791, ha "preferito" il candidato capo del governo (e capo del partito "Pdl", capolista "acchiappavoti" in tutto il territorio nazionale) ; tali preferenze corrispondono al 5,38 % degli oltre 50 milioni di aventi diritto al voto.

"Forte" di questo 5,38 % di consenso continuerà a sostenere che sta "GOVERNANDO IL PAESE PER AVER RICEVUTO IL MANDATO DAL POPOLO" ovvero per aver ricevuto il mandato dagli elettori.

La chiamano "democrazia" (e si ostinano a difenderla) ; non solo, continuano ad autoproclamarsi "liberali".

Per fortuna del popolo italiano, il capo del governo italiano non andrà nel Parlamento Europeo.

Nota. Durante la campagna elettorale e nei successivi pubblici dibattiti, è stato usato il termine "plebiscito". Ricordo le elezione "non democratiche" del 1929 (votavano solo gli uomini, da 21 anni compiuti), trasformatosi al momento della votazione in sistema plebiscitario: lista unica; votanti SI - 8.506.576; votanti NO - 136.198. Molti di questi 136.198, fino alla caduta del regime fascista, “pagarono” questa loro libera espressione di voto.


Vito Nicola De Russis

lunedì 8 giugno 2009

CLOPPETE CLOPPETE: il nuovo avanza

Siamo 2.500.000



8 per cento! Una rete di persone nuove che avanza per ricostruire l'Italia sulle ceneri del pdl e del pdmenoelle e per sfiancare l'europa delle banche e delle multinazionali.

BELLA PER NOI...
BELLA PER TUTTI!






giovedì 4 giugno 2009

Appello al voto per l'Europa

Per spazzare via psicopapinani e franceschani


Il gruppo civico Archimede vi consiglia la giusta via... nel caso l'aveste smarrita!
3 NOMI 3 che ci fanno sperare, anzi credere, in un modo nuovo di fare politica.
Poco importa se si sono radunati in una lista anch'essa frutto della partitocrazia. Hanno già dimostrato di saper essere liberi ed indipendenti... e per questo ne hanno già pagato e lo pagano tuttora, un alto prezzo!



ECCOLI:

......................................................


LUIGI DE MAGISTRIS






......................................................


SONIA ALFANO

Il mio sito web Mi presento Curriculum





......................................................



CARLO VULPIO

Il mio sito web Mi presento Curriculum



......................................................


mercoledì 3 giugno 2009

Chi semina odio... raccoglie violenza!

Verona, aggredito capo della Procura
Sospetti su gruppi di estrema destra


Mario Giulio Schinaia, procuratore capo di Verona

Il magistrato: "Le nostre inchieste hanno dato fastidio a qualche fazione di giovani violenti"

VERONA - Prima l'aggressione verbale, poi quella fisica. Il procuratore di Verona, Mario Giulio Schinaia, è stato picchiato ieri sera da un gruppo di giovani mentre rientrava a casa. La Digos sta svolgendo indagini a tutto campo per far luce sull'accaduto. Una delle piste sembra comunque indirizzarsi verso i gruppi violenti dell'estrema destra. Va ricordato, tra l'altro, che, poco più di un anno fa, il 5 maggio 2008, a Verona venne ucciso di botte un giovane di 29 anni, Nicola Tommasoli. I colpevoli, cinque ragazzi legati all'ambiente della violenza di estrema destra, sono stati arrestati grazie anche al lavoro della Procura.
Schinaia, dopo aver partecipato ad una festa parrocchiale, stava andando a prendere la sua auto per far ritorno a casa quando si è accorto di essere seguito da un gruppo di giovani che tra loro parlavano ad alta voce usando parolacce. Poi, improvvisamente uno dei ragazzi si è staccato dal gruppo, ha raggiunto il magistrato e lo ha colpito alle spalle con una bottiglia vuota facendolo cadere a terra e coprendolo di insulti e frasi offensive. Il procuratore ha fatto ricorso alle cure mediche, ma ha già annunciato che domani sarà al lavoro nel suo ufficio.
Il magistrato si è detto molto amareggiato perché "la violenza andrebbe da tutti condannata senza se e senza ma", aggiungendo che "sarebbe bello se i giovani capissero che bisogna usare le parole e non la violenza per farsi capire, per manifestare le proprie opinioni".
Sulla dinamica dell'aggressione Schinaia, al momento, ha detto di non essere in grado di riconoscere chi l'ha colpito, ma è convinto che le inchieste della Procura scaligera devono aver dato fastidio "a qualche gruppo di giovani che usa la violenza" e che
solo "menti pigre" rischiano di non accorgersi di questa realtà". Da tempo, infatti, i magistrati veronesi stanno indagando, tra l'altro, su gruppuscoli in qualche mondo riconducibili all'estrema destra radicati in città.
Schinaia ha aggiunto che "un fatto del genere non è mai successo a Verona"; è tragica l'idea "che un ragazzo colpisca alle spalle. E' un atto vigliacco".
Per il sindaco scaligero, Flavio Tosi, l'aggressione di Schinaia è stato "un atto di violenza brutale, vile e inqualificabile, tanto più grave in quanto rivolto contro una persona che rappresenta una delle più alte autorità dello Stato a Verona". "Chi aggredisce il procuratore della Repubblica - ha sottolineato Tosi - aggredisce lo Stato e quindi tutti noi". Parole di solidarietà sono state inviate a Schinaia anche dal Pd con Federica Mogherini, membro della segreteria nazionale, che ha detto che
l'aggressione "trova sponda e legittimazione in atteggiamenti e parole di odio cui troppo spesso alcune forze politiche ricorrono".



Anche il ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, ha voluto esprimere solidarietà al procuratore capo di Verona: "Condanno con fermezza questo episodio di violenza - ha detto il ministro - realizzato da chi vuole macchiare e avvelenare con l'odio il rapporto tra le istituzioni e i cittadini".

laRepubblica.it

2 Giugno: Festa della repubblica di "papi"

2 Giugno. Alla parata Berlusconi show tra sbadigli, mimi e applausi


Arriva in ritardo, partecipa ma poi viene colto da stanchezza

Roma, 2 giu. (Apcom) -
Arriva un quarto d'ora in ritardo, quando la parata militare è già iniziata e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano siede nel palco d'onore tra Gianfranco Fini e Renato Schifani. Applaude, gesticola, improvvisa il saluto militare, batte le mani, si aggiusta la cravatta e infine si stropiccia gli occhi e sembra cedere alla stanchezza. Che fatica alzarsi dalla sedia ogni volta che un comparto militare sfila davanti al palco d'onore. Nella parata ai Fori Imperiali per la Festa della Repubblica Silvio Berlusconi si ritaglia uno spazio non marginale di propria, esclusiva, visibilità. Durante la sfilata e dopo. L'arrivo in ritardo, con prudente salita al palco dalla scala posteriore - visto che via dei Fori è già occupata dalla sfilata - è giustificato dallo stesso premier adducendo una serie di "telefonate istituzionali" che gli hanno rubato tempo. Diversa la versione fornita dal ministro della Difesa Ignazio La Russa: "Aveva un problema al collo, un problema di salute. Doveva farsi una iniezione ma chi doveva andare ha ritardato". Arrivato finalmente alla sua postazione Berlusconi viene immediatamente avvicinato dal sottosegretario Gianni Letta che gli sussurra qualcosa nell'orecchio. Poi saluta con una stretta di mano e qualche parola, forse di giustificazione, il capo dello Stato. All'incedere dei vari schieramenti Berlusconi applaude felice, riproduce un saluto militare e Napolitano sembra riprenderlo allargando le mani. Batte le mani, si entusiasma all'incedere dei mezzi più moderni in dotazione ai vari corpi, ma poi la cerimonia è lunga e viene colto da un po' di stanchezza. Mani in tasca, qualche sbadiglio, infine gli occhi socchiusi quando prende posto sulla sedia.



La prima volta ci pensa la fanfara dei bersaglieri a farlo alzare di nuovo e a spronarlo a nuovi applausi. La seconda volta gli si avvicina all'orecchio il capo del cerimoniale di Palazzo Chigi.
Intanto la parata è agli sgoccioli e Berlusconi è pronto per l'ormai consueto bagno di folla che lo accompagna ad ogni uscita. In molti gli gridano "forza presidente, grande presidente", ma qualcuno urla anche: "Ciao papi".



Questo per i nostalgici della X MAS