giovedì 16 luglio 2009

La ninna nanna di nonno morfeo


Questo è il "clima civile" auspicato, ovvero, il sonno delle coscienze!


Il presidente della Repubblica, detto Morfeo, ha promulgato la legge sulla sicurezza.
Nel promulgarla, sottolinea, tuttavia, che «suscita perplessità e preoccupazioni l'insieme del provvedimento che, ampliatosi in modo rilevante nel corso dell'iter parlamentare, risulta, ad un attento esame, contenere numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità».

Peppino De Filippo diceva: "E ho detto tutto!"... cioè non ha detto nulla!

Palazzo Gigi esprime "soddisfazione e apprezzamento per la promulgazione" e in un comunicato sottolinea che "le considerazioni del capo dello Stato saranno valutate attentamente" e che "si terrà conto delle notazioni e dei suggerimenti" di morfeo "già a partire dalla prima applicazione della legge".

Continuiamo a farci del male, dai! Applicazione delle leggi a seconda dell'umore! Ecco quale potrà essere prossimamente una notizia sul Corriere delle Sera:

Intercettata una nave carica di clandestini al largo di Lampedusa.


Il comandante un mese fa aveva telefonato a palazzo Chigi per sapere come avrebbe dovuto applicare la norma. Forse tra una settimana si chiarirà tutto; sono tuttora in corso le consultazioni tra il governo ed il presidente della Repubblica.

Oppure, in questo clima di stravolgimento della legalità e della democrazia, ognuno farà quello che ca..o più gli aggrada! Ovviamente per quelli che hanno un po' di potere; gli altri saranno equiparati direttamente ai clandestini.
Quindi allontanati, espulsi o presi direttamente a cannonate.

In questo clima di "sonnolenza" collettiva, alla fine, si addormenterà anche la maggioranza!



La minoranza minorata lo è già da troppo tempo (o fa finta?)


Il modo dell'informazione, invece, fa finta di essere sveglio, appunto, per informarci sullo stato "reale" delle cose!



Ah, poi c'è il Pera che attacca (con il permesso del capo) il Morfeo e allora va bene così. Mica si chiama Grillo, Di Pietro o Travaglio o...

BUONA NOTTE!

mercoledì 15 luglio 2009

Giustizia?

L'amarezza del papà di Gabriele
«Vergogna, vergogna, vergogna»

Istanza: La famiglia Sandri ricorrerà contro la sentenza della Corte. Il legale: «Pessima soluzione: l'agente resterà libero in attesa dell'appello».

Una promessa al figlio che non c'è più, prima che a se stesso: «A Spaccarotella non lo mollo!». Giorgio Sandri commenta in maniera glaciale la sentenza di primo grado che arriva dal Tribunale di Arezzo. Sei anni di reclusione per l'agente Luigi Spaccarotella, il poliziotto che l'11 novembre 2007 sparò tra sei corsie di autostrada per cercare di sedare una rissa tra tifosi dall'altra parte della carreggiata.
«Mi vergogno di essere italiano, mi vergogno di aver creduto in questa giustizia» le parole del genitore scivolano via tra freddezza e incredulità, mentre un'ambulanza arriva per soccorrere una ragazza, colta da un malore dopo la lettura della sentenza del giudice accolta da urla, insulti, ingiurie con gli avvocati della difesa in un'esultanza irrispettosa e fuori luogo.
«Non voglio fomentare nessuno, ma con un verdetto del genere è difficile pensare che i ragazzi l'abbiano presa bene - Giorgio Sandri viene invitato a fare appelli contro la violenza in un momento di sollevazione popolare - spero che tutti mantengano il sangue freddo».
La sera dell'omicidio di Gabriele a Roma vennero prese d'assalto le caserme di via Guido Reni, la tensione è alta, Giorgio Sandri cerca - nonostante tutto - di stemperare la tensione. «Mi raccomando ragazzi state buoni, siete soltanto voi che pagate, Spaccarotella non ha pagato».
Amarezza, ma non sconforto, e soprattutto c'è il desiderio di ricorrere in appello per cercare giustizia nei confronti di un figlio morto ammazzato mentre stava andando in trasferta a seguire la squadra del cuore. «Non sono bastati cinque testimoni, quando basta un pentito per condannare all'ergostolo un mafioso. Evidentemente la divisa ha un suo peso. Sono disgustato, disgustato, disgustato: per fortuna c'è la giustizia divina, da quella non scappa».
In lacrime la mamma Daniela: «Adesso me l'hanno ammazzato una seconda volta - afferma piangendo - quando stasera torneranno a casa e vedranno i loro figli, come faranno a guardarli in faccia? Nessuno mi ridarà Gabriele, nessuno. Con la nostra fondazione continueremo il nostro impegno contro la violenza - ha affermato prima di lasciare il Tribunale - ma non credo più nella giustizia, mi viene voglia di lasciare l'Italia». Sul piazzale antistante il Palazzo di Giustizia ci sono gli amici di Gabriele, allontanati a forza dall'aula dopo la lettura della sentenza della Corte d'Assise di Arezzo che ha derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio colposo. Lacrime e abbracci: gli amici di Gabbo cercano di farsi forza l'uno con l'altro.
Hanno inveito contro l'agente Spaccarotella e contro i giudici prima di essere ripresi da Cristiano Sandri: «In questo modo uccidete mio fratello per la terza volta». Si va oltre, si andrà avanti fino in fondo, come annuncia al termine del processo di primo grado l'avvocato Michele Monaco: «È una pessima soluzione. Faremo appello». Il legale della famiglia Sandri commenta la sentenza con amarezza dopo che il pm di Arezzo, Giuseppe Ledda aveva chiesto 14 anni di condanna per omicidio volontario. «Spaccarotella - ha concluso l'avvocato Monaco - non andrà in carcere se non a sentenza definitiva».
Infatti, nonostante la condanna a sei anni di reclusione per l'omicidio colposo aggravato di Gabriele Sandri, l'agente di polizia Luigi Spaccarotella per ora non andrà in carcere: i suoi difensori hanno, infatti, annunciato appello, per cui, in base alle previsioni del codice di procedura penale, l'imputato attenderà in libertà il processo di secondo grado, che si svolgerà probabilmente il prossimo anno.
Solo quando la sentenza nei confronti di Spaccarotella diventerà irrevocabile sarà emesso il provvedimento per l'esecuzione della pena.


15/07/2009

da Il Tempo.it

Le immagini di Gabriele Sandri

martedì 14 luglio 2009

Provaci ancora, Grillo!

PD
12.07.09

Beppe Grillo candidato alla segreteria del PD


MarxBeppe.jpg

Il 25 ottobre ci saranno le primarie del PDmenoelle. Voterà ogni potenziale elettore. Chi otterrà più voti potrà diventare il successore di gente del calibro di Franceschini, Fassino e Veltroni. Io mi candiderò. Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini. Una sinistra senza programmi, inciucista, radicata solo nello sfruttamento delle amministrazioni locali. Muta di fronte alla militarizzazione di Vicenza e all'introduzione delle centrali nucleari. Alfiere di inceneritori e della privatizzazione dell'acqua. Un mostro politico, nato dalla sinistra e finito in Vaticano. La stampella di tutti i conflitti di interesse. Una creatura ambigua che ha generato Consorte, Violante, D'Alema, riproduzioni speculari e fedeli dei piduisti che affollanno la corte dello psiconano. Un soggetto non più politico, ma consortile, affaristico, affascinato dal suo doppio berlusconiano. Una collezione di tessere e distintivi. Una galleria di anime morte, preoccupate della loro permanenza al potere. Un partito che ha regalato le televisioni a Berlusconi e agli italiani l'indulto.
Io mi candido, sarò il quarto con Franceschini, Bersani e Marino. Partecipo per rifondare un movimento che ha tolto ogni speranza di opposizione a questo Paese, per offrire un'alternativa al Nulla.
Il mio programma sarà quello dei Comuni a Cinque Stelle a livello nazionale, la restituzione della dignità alla Repubblica con l'applicazione delle leggi popolari di Parlamento Pulito e un'informazione libera con il ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico, a partire da Silvio Berlusconi. Temi troppo duri per le delicate orecchie di un Rutelli e di un Chiamparino. Ci sono milioni di elettori del PDmenoelle che vorrebbero avere un PDcinquestelle. Con questo apparato affaristico e venduto non hanno alcuna speranza. Il PDmenoelle è l'assicurazione sulla vita di Berlusconi, è arrivato il momento di non rinnovare più la polizza. Arrivederci al 25 ottobre!


PD

Copia e incolla il codice:

Riceviamo da Greenpeace...


G8, IL PIÙ GRANDE SFORZO DI GREENPEACE IN ITALIA. E ORA, COPENHAGEN…

Cari cyberattivisti.
con la conclusione del G8 sono terminate anche le azioni di Greenpeace in Italia, ed è il momento per un primo bilancio: cinque centrali occupate, alcune navi carboniere abbordate, quasi duecento persone in azione tra attivisti, staff italiano, Greenpeace International. Sono i numeri del più grande sforzo organizzativo mai realizzato da Greenpeace in Italia. E, d’altra parte, lo sforzo è stato commisurato all’obiettivo: mandare un chiaro messaggio ai leader del G8 riuniti all’Aquila.

Greenpeace ha commentato negativamente i documenti approvati al G8. È vero, per la prima volta si riconosce ufficialmente la necessità di contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi, soglia indicata dagli scienziati come da non superare per evitare che i cambiamenti climatici diventino catastrofici. E i capi di governo riuniti all’Aquila hanno affermato di voler ridurre, entro il 2050, le emissioni di gas serra dell’80 per cento...

Ma il 2050 è troppo lontano! Senza obiettivi a medio termine (2020) e senza indicare come e con quali investimenti tagliare le emissioni, gli accordi del G8 sono puri esercizi di stile, che lasciano ai prossimi governi e alle future generazioni l’onere di prendere una decisione. Per questo, gli attivisti di Greenpeace sono scesi dalla centrale di Brindisi dopo aver dipinto sulla ciminieria “STUPIDS”, rivolto ai leader del G8, mentre su una nave carboniera a Civitavecchia è stata scritto: “G8: FAILED” (“G8: fallito”).

La buona notizia è che ci saranno ancora occasioni, nel corso del 2009, per riempire di contenuti quanto deciso all’Aquila. L’obiettivo è arrivare alla Conferenza di Copenhagen, il prossimo dicembre, con un accordo che tagli le emissioni da subito, blocchi la deforestazione, metta in moto la necessaria “Rivoluzione energetica”, fatta di efficienza e fonti rinnovabili. Tante saranno le attività che ci vedrete svolgere nei prossimi mesi. Ma è fondamentale che il vostro sostegno continui, e anzi – se possibile – cresca. Come? Visitate il il nostro sito sulla Conferenza di Copenhagen, partecipate alla cyberazione “Manda Berlusconi a Copenhagen” , invitate i vostri amici a diventare cyberattvisti e, se vi è possibile, non perdete l’occasione per farci sentire il vostro sostegno con una donazione.

Come ben sapete, Greenpeace finanzia le proprie attività solo con i soldi provenienti da singoli cittadini come voi. Le azioni collegate al G8 sono costate molto. I prossimi mesi vedranno una mobilitazione ancora più forte a livello globale, che culminerà alla Conferenza di Copenhagen, che speriamo di influenzare in positivo. E voi potete essere parte della soluzione contro i cambiamenti climatici. Fateci avere il vostro contributo.

Vi ringrazio tutti e a presto con altre attività.

Andrea Pinchera
Direttore Comunicazione e Raccolta fondi
Greenpeace Italia


PS: Spedisci questo messaggio a tutti i tuoi amici interessati a combattere i cambiamenti climatici.


www.greenpeace.it

sabato 11 luglio 2009

NON BRUCIAMOCI IL FUTURO

NON BRUCIAMOCI IL FUTURO


Parte oggi, sabato 11 luglio, la raccolta di firme
per la nuova legge regionale sui rifiuti
proposta dai Comitati e dai cittadini.


Parte in contemporanea a:
Roma, Albano, Colleferro e Civitavecchia
Firma ai tavoli di Santa Marinella o Civitavecchia
(Piazza REGINA MARGHERITA - zona mercato - dalle 9 alle 13;
Piazza FRATTI - zona il ghetto - dalle 17 alle 23)


Firma per la legge
di iniziativa popolare
sui rifiuti del Lazio!

Con la tua firma puoi contribuire al cambiamento dell'attuale gestione dei rifiuti e riportare Roma ed il Lazio nella legalità.
Oggi i rifiuti sono buttati in discariche ormai esaurite e presto verranno bruciati contaminando l'aria, l'acqua ed il suolo per centinaia di chilometri intorno. Noi invece vogliamo trasformarli in risorse, come prevede la legge italiana e la Comunità Europea, attraverso la RIDUZIONE - RIUSO - RICICLO. RECUPERO di materie prime dal trattamento dei rifiuti.


Perchè allora vogliono bruciare i rifiuti?

Costruire un inceneritore costa 300 milioni e di questi tu ne paghi 250 perchè te li tolgono dalla bolletta dell'energia elettrica attraverso un’imposta chiamata CIP6, che sarebbe invece dovuta servire a finanziare le VERE energie rinnovabili!
Con questa legge noi chiediamo di rivoluzionare in tempi ragionevoli, da oggi al 2020, con il SISTEMA DI RACCOLTA PORTA A PORTA e CON IL RICICLAGGIO A FREDDO DI TUTTO, un nuova economia sostenibile AD IMPATTO ZERO, posti di lavoro moltiplicati per 25 volte, investimenti di soldi pubblici ridotti ad UN DECIMO del previsto


Cosa proponiamo?

* Prima di tutto NIENTE INCERITORI ma CENTRI DI RICICLO ED IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO per i rifiuti raccolti con la differenzia ta PORTA A PORTA SPINTA E GENERALE IN TUTTI I COMUNI, con il recupero del 97% dei materiali differenziati e la trasformazione della parte organica in terriccio o “compost”;
* Modifiche agli Impianti di preselezione esistenti per i rifiuti indifferenziati raccolti da "cassonetto" e DISCARICHE a 5 KM dai CENTRI ABITATI e su AREE PUBBLICHE.


Ma entro il 2011...

* la riconversione in tutti i Comuni del Lazio al sistema di raccolta differenziata porta a porta come sistema principale nei centri abitati;
* la riduzione almeno del 10% dei rifiuti totali prodotti e il conseguimento, almeno del 60%, di raccolta differenziata di carta-metalli-vetro-plastiche e di materia organica da compostare;
* il raggiungimento almeno del 50% di acquisti di materiali riciclati da parte di scuole ed uffici pubblici.


Entro il 2020...

* la riduzione almeno dal 20% al 40% dei rifiuti totali prodotti;
* il conseguimento almeno dell’ 80% di raccolta differenziata di carta-metalli-vetro-plastiche e di materia organica da compostare;
* il raggiungimento del 100% di acquisti di materiali riciclati da parte di scuole ed uffici pubblici.


Come faremo? Semplice! Con...

* L'introduzione della Tariffa Puntuale: “chi più inquina più paga”, per cui si pagherà quasi la metà di quanto si paga oggi con un sistema di cassonetti e discariche INDECENTI e INQUINANTI;
* Il divieto di acquisto di materiali “usa e getta”, come piatti, buste, bicchieri di plastica nelle scuole, nelle mense e nelle feste pubbliche;
* L’introduzione di una “tassa contro l’usa e getta" regionale per chi produce o rivende questi oggetti non riciclabili;
* La riduzione del 30% della tassa sui rifiuti per chi pratica azioni di riduzione dei rifiuti tra cui il compostaggio domestico, l’uso di pannolini lavabili, l’acquisto di prodotti “alla spina”.


E non finisce qui! E’ previsto, inoltre, che...


* si riconosca il pieno diritto dei cittadini alla partecipazione alle attività decisionali in tema ambientale, con l'istituzione di tavoli municipali e/o comunali permanenti di verifica tra comitati di cittadini, gestori di impianti ed istituzioni locali;
* si preveda l’istituzione di un fondo regionale per finanziare un sistema di centraline pubbliche di controllo dell'inquinamento ambientale, visto che oggi, di fatto, si delega l'inquinatore ad autocontrollarsi;
* si sanzionino i Comuni inadempienti con il BLOCCO DEI FINANZIAMENTI PROVINCIALI, previsti per qualsiasi altro motivo.

PER QUESTI E MOLTI ALTRI MOTIVI
DI CUI TI VOGLIAMO INFORMARE
VIENI A FIRMARE AI NOSTRI TAVOLI!

martedì 7 luglio 2009

In memoria di Federico... ci uniamo

Federico Aldrovandi: licenza di uccidere

dal blog beppegrillo.it

Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri sono agenti di Polizia. Sono persone libere di muoversi e di fare ciò che vogliono. Non sono stati espulsi dalla Polizia. Hanno ucciso un ragazzo di nome Federico Aldrovandi a manganellate. Sono stati condannati ieri dal tribunale di Ferrara per eccesso colposo in omicidio colposo a 3 anni e 6 mesi. L'omicidio di un ragazzo, se sei in divisa, vale 3 anni e 6 mesi e non vieni neppure radiato. Equivale alla licenza di uccidere. Se quattro ragazzi avessero ucciso un poliziotto a bastonate che pena avebbero avuto? E avrebbero mantenuto il loro impiego? Chiedo a Manganelli, capo della Polizia, alla luce della sentenza di ieri, di radiare i poliziotti condannati. La loro presenza nella Polizia disonora tutti i poliziotti onesti.

Dall'aula del Tribunale di Ferrara:

Blog: "Il giudice Filippo Maria Caruso, del tribunale di Ferrara, ha condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere i 4 poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni morto il 25 settembre 2005 durante un intervento di polizia.
Si tratta di Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, che col beneficio dei 3 anni di indulto non trascorreranno nemmeno un minuto in carcere.
Infatti, gli agenti non sono nemmeno stati licenziati perché svolgono tuttora servizio.
La sentenza di primo grado è arrivata poco prima delle 19, dopo una giornata di arringhe da parte di accusa e difesa e decine di udienze, cominciate nell'ottobre del 2007.
Si chiude così il primo atto di una tragedia. Di quella che da normale controllo si è trasformata in una mattanza ai danni di un ragazzo appena 18enne, disarmato, incensurato e anche ammanettato.
Il pm Nicola Proto, che aveva chiesto 3 anni e 8 mesi, ha detto che Federico è stato ferocemente ucciso senza che fossero state ascoltate le sue richieste di aiuto, come hanno riferito due testimoni che si trovavano nella zona dell'ippodromo di Ferrara, teatro della vicenda. Una collutazione imprudente che è degenerata con manganellate in testa oltre che su braccia, gambe e schiena, il trascinamento sull'asfalto e lo schiacciamento del corpo da parte di uno dei militari che ha portato il giovane alla morte anche per ipossia.
Come Riccardo Rasman, anche Federico Aldrovandi è stato ammanettato e messo a pancia in giù prima di morire.
I risultati della perizia medico legale hanno evidenziato ecchimosi ed ematomi sparsi su tutto il corpo, fra cui una lesione alla testa in sede occipitale, testicoli schiacciati, una profonda ferita su una natica e graffi sul viso.
Secondo la tesi di un cardiopatologo dell'Università di Padova, il professor Thiene, il cuore di Federico avrebbe subito un arresto dopo aver ricevuto un colpo violento.
Inoltre le registrazioni del colloquio telefonico della Centrale operativa nei minuti successivi al fermo di Federico lasciano pochi dubbi: "... l’abbiamo bastonato di brutto. Adesso è svenuto, non so... È mezzo morto".
Insomma, secondo il pm l'omicidio è maturato in una condizione di evidente sproporzione fra qualunque entità di agitazione psicomotoria del ragazzo, solo, disarmato e ammanettato, rispetto allo stato degli agenti, che erano in quattro, tutti sobri e anche armati.
La violenza delle botte è stata tale che due manganelli si sono addirittura rotti.
La complicata ricostruzione di ciò che avvenne quella domenica mattina di settembre del 2005 dagli avvocati di parte civile, ha mirato a dimostrare le difficoltà per raggiungere il processo stesso.
Secondo i difensori (Pellegrini, Vecchi, Bordoni, Trombini) che hanno chiesto l'assoluzione degli agenti, hanno detto che le ferite di Federico se le era procurate da solo in uno stato di autolesionismo per effetto delle sostanze psicotrope assunte la notte prima assieme agli amici al Link di Bologna, che gli avrebbero procurato lo scompenso di ossigeno fatale.
Secondo le difese gli imputati agirono rispettando le regole previsto per interventi di contenimenti di persone fuori controllo.
Nell'aula gremita, alla presenza dei genitori di Federico, e anche di due imputati, le arringhe si sono succedute in un clima di silenzio ma anche di tensione, sfociato ad un certo punto nel lancio in aria di decine di volantini su cui si vede il viso di Federico e una scritta.
Quasi alle sette di sera, dopo cinque ore di camera di consiglio, la lettura della sentenza di condanna.

La mamma di Federico

Blog: Signora Aldrovandi, le posso chiedere che cosa prova, a caldo?
Mamma di Federico: Adesso cosa potrei dire? E' giusto!
Blog: E' stata fatta giustizia?
Mamma di Federico: Sì. Io non ho capito tutto. Ho sentito 'condanna' poi ...
Blog: Tre anni e sei mesi.
Mamma di Federico: L'importante è che ci sia la condanna. Il tempo non riesco a giudicarlo. L'importante è che questo Tribunale abbia sancito la condanna. Abbiamo fatto tanto e voi sapete quanto ci è costato. La condanna è l'unica cosa giusta.
Blog: Rimane soltanto l'enigma della ferocia, della violenza usata nei confronti di suo figlio.
Mamma di Federico: E' violenza gratuita. Pura ferocia. Non ci hanno fornito nessuna spiegazione ...
Blog: Lei non si è mai data un motivo di tutto questo?
Mamma di Federico: Ci ho pensato tanto, assolutamente no, se non la pura ferocia degli imputati che adesso sono condannati colpevoli.

Il papà di Federico

Papà di Federico: Il sogno sarebbe poter far tornare Federico, vederlo rientrare magari accanto al giudice. Non si può. Però per Federico voglio giustizia - e c'è stata, in parte - rispetto e dignità. Tutte quelle persone, anche in divisa, che hanno parlato male di Federico si ricredano e chiedano scusa ...
Blog: Quello che rimane è la ferocia, la violenza usata nei confronti di suo figlio. Perché?
Papà di Federico: Non lo so. Non lo so. Che fossero loro, quella mattina, in uno stato tale che non li abbia frenati. Non so. Hanno tentato di trovare qualsiasi cosa su Federico, ma … Quelle persone, quella mattina, erano a posto?
Blog: Non c’era stato nulla prima che avesse potuto far presagire qualcosa di simile?
Papà di Federico: Con Federico? Ci vivevo praticamente sedici ore al giorno con lui quindi … era controllato … quello che è successo quella mattina è qualcosa di incredibile, assurdo. Se avesse fatto qualcosa di sbagliato, avrebbe dovuto anche pagare per quello che aveva fatto. Ma non aveva fatto niente!
Blog: Condanna giusta o insufficiente?
Papà di Federico: Come si fa a dire condanna giusta? Io avrei dato l’ergastolo a queste persone, per quello che ho potuto constatare durante il processo, cioè le violenze che sono state usate nei confronti di Federico. Le falsità che sono state palesate da questi nelle loro relazioni di servizio.
Un domani, se mai, racconterò certe cose. Però, va bene così. Adesso mi auguro che queste persone vengano licenziate. Perché non è giusto che noi per 47 mesi abbiamo pagato lo stipendio a quattro persone, e non solo a loro, perché c’è anche l’inchiesta bis che sta andando avanti, su presunte ommissioni e presunti depistaggi che saranno al vaglio della magistratura, sulla quale ripongo la massima fiducia. So che faranno il loro lavoro con la massima coscienza, come hanno fatto finora.
Quindi chiedo il licenziamento di queste persone per il male fatto non solo a Federico, ma anche alle stesse istituzioni e a persone che vestono la divisa in maniera onesta, come me, e non è giusto che ci rimettano loro.

L'avvocato Fabio Anselmo

Blog: Avvocato Anselmo, rispetto alla vicenda Rasman
Avvocato: Beh, non amo fare paragoni, anche perché non spetta a me farli. Io credo che questi siano casi terribili che meritano una riflessione di carattere generale. Certamente questa è una sentenza che toglie qualsiasi tipo di possibilità e di dubbio sulla responsabilità degli imputati e sulla gravità di quanto da loro commesso. È una sentenza, questa, terribile. Perché, cosa significa? Significa che noi come generazione abbiamo creato un mondo terribile per i nostri figli, per i ragazzi di diciotto anni. Abbiamo creato un mondo spietato e questa sentenza lo certifica. E quindi la responsabilità, come generazione, dal punto di vista politico, genitoriale, scolastico eccetera, ce la dobbiamo prendere tutti. Perché noi abbiamo creato questo mondo nell’ambito del quale Federico Aldrovandi è morto. In quelle condizioni e in questo modo. E questo è una responsabilità di tutti e non solo dei quattro poliziotti. "





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G8, il fumo e l’arrosto


Non fidatevi di stampa e tv, italiane e straniere. Raccontano solo la scena, ma la sostanza…

di Lucio Fero

Chi è quello vicino a Bertolaso?

Del G8 ci sarà raccontata solo e soprattutto la scena. Poco o niente ci verrà invece narrato della sostanza. Per abitudine e pigrizia, per modello culturale e metabolizzata ignoranza, per libera scelta ed imposto modello, il grande sistema di comunicazione di massa altro non vede e quindi “comunica” che la scena. Non necessariamente il fumo al posto dell’arrosto, ma sempre e comunque la scena sì e la sostanza no. Poco male, tenendo conto che il G8 è per ammissione e consapevolezza dei suoi stessi protagonisti soprattutto “parata”, sfilata di problemi, esibizione di intenti. Poco male la narrazione limitata alla scena, basta, basterebbe, saperlo. Ma stavolta c’è qualcosa di più e di diverso: stavolta nel e del racconto della scena non bisogna fidarsi, sia che venga da stampa e tv italiane, sia che arrivi da stampa e tv straniere.
Entrambe narreranno in maniera inaffidabile. Perchè il G8 si svolge in Italia. Un paese dove l’appunto alla scenografia, la non lode della messa in scena diventa un atto destabilizzante, politicamente destabilizzante. Quindi la gran parte dei media italiani si sentiranno investiti di una responsabilità e di un mandato “istituzionale” a raccontare che tutto è risultato grande utile e bello della tre giorni abruzzese. Sarà un racconto di trionfi e perfezione “a prescindere”. Come altrettanto a prescindere dalla realtà sarà il racconto di una minoranza dei media italiani, pronti a cogliere un cigolio di una porta o un mugugno di cittadino come presagio di debolezza politica. Succede nei contesti emergenziali-autoritari che l’arredo, la puntualità, la soddisfazione dei commensali a tavola siano indicati dal potere e raccolti dall’informazione come simboli e notizie di buon governo e viceversa. Succede oggi in Italia.
Simmetricamente da non fidarsi sarà la narrazione della stampa e tv straniere. Se la comunicazione italiana ha ingurgitato e assimilato il pregiudizio della lode come “mission” informativa, fuori dai confini si adotta il pregiudizio per cui un paese berlusconizzato non può che essere “unfair” qualunque cosa faccia. La stampa straniera descrive un paese politico che non c’è, racconta gli ultimi giorni di “Berluscolandia”, racconterà a prescindere i tre giorni de L’Aquila applicando lo stesso falso schema.
La scena del G8 verrà dunque narrata con enfasi e trionfi che non ci sono se non nel dettato della regia, oppure con incertezze e passi falsi costruiti a tavolino. Comunque racconti già scritti. Solo il terremoto nella sua disumana imprevedibilità potrebbe mutare i racconti che sono già nella testa degli uomini. O forse nemmeno il terremoto. In caso di una scossa che sconvolgesse il G8, probabilmente anche qui i racconti sono due e già scritti anch’essi: il racconto dell’eterno otto settembre italiano in cui tutti si squagliano, lo Stato per primo, oppure il racconto di San Bertolaso che sconfisse il Drago che scuoteva la terra portando al dito l’anello magico consegnatogli da re Silvio.
E la sostanza del G8? Hanno davanti le tre fasi della crisi economica. Quella finanziaria che è tamponata, arginata ma non finita. Devono, dovrebbero, vogliono, vorrebbero scrivere e far rispettare nuove regole restrittive all’uso finanziario del denaro su scala planetaria. Non sanno se si può fare, non sanno fino a che punto è utile farlo, non sanno se riusciranno a farlo tutti insieme.
Quella del lavoro e dell’occupazione che cala, la fase della crisi che non è tamponata e anzi si allargherà per almeno due anni. Devono decidere se fronteggiarla spendendo denaro pubblico, ma non possono indebitarsi tutti alla stessa maniera. Oppure rintanandosi e aspettando che passi. E poi ci sarà la terza fase, quella del rientro dai debiti pubblici dilatati, quella che, quando verrà, potrebbe stroncare più di una popolarità e di un governo. Quando verrà sarà l’inizio della fine della crisi ma sarà il momento delle tasse o dell’inflazione.
Devono e vogliono, ma non parlano la stessa lingua. Negli Usa la “lingua” del governo e del paese coniuga la grammatica della speranza, la retorica del nuovo inizio, la sintassi della scommessa ed è una lingua parlata con un “accento” culturale che potremmo definire emotivamente e socialmente di sinistra. In Europa si parla la lingua della paura, della difesa strenua dell’esistente, della bilancia tra le corporazioni. Alla crisi l’Europa reagisce con sentimenti e voglia di destra. Accadde già dopo la crisi del 1929, di là il New Deal, di qua la borghesia e i ceti popolari impauriti che sceglievano regimi autoritari. L’ha rilevato D’Alema, non per questo vuol dire sia sbagliato. E’, insieme, una suggestione storica e una constatazione empirica. In ogni caso non saranno i G8 a L’Aquila a decidere, saranno i G20 a Pittsburgh a settembre. E’ quella la sede dove parlano e contano le altre grandi economie mondiali, a partire dalla Cina che ha, niente meno, bisogno insieme di sviluppo del Pil, welfare interno, stabilità finanziaria degli Usa e mantenimento del livello dei consumi americani. Lettere a appelli di Ratzinger o Bono è meglio che portino anche questo secondo indirizzo.
Ci sono poi e niente meno che la pace e la guerra. Se la Cina non taglia il cordone ombelicale, la Corea del Nord non crolla e non molla. Ma, se la Corea crolla, la Cina deve accollarsela. Quindi la Cina non taglia. E non deciderà certo di farlo a L’Aquila. L’Iran: con somma leggerezza e disinvoltura Berlusconi ha annunciato giorni fa nuove sanzioni verso Teheran. Sanzioni che non ci saranno. Non funzionano e Mosca non vuole che funzionino. E poi sanzioni potrebbero rafforzare il regime ormai militare di Teheran. Con l’Iran l’Occidente non sa bene che fare. L’unica cosa che sa bene, Obama e non l’Europa, è che in Afghanistan c’è una guerra vera da non perdere. Lui infatti ha deciso di combatterla, gli altri stanno a guardare, i più amichevoli fanno il tifo ma non osano dire alle rispettive opinioni pubbliche che val la pena morire per Kabul.
Quindi il clima. Strana umanità quella rappresentata al G8. Non c’è cittadino del mondo sviluppato che non sia consapevole e preoccupato. Però quando questo cittadino diventa imprenditore, operaio, automobilista o comunque consumatore di energia, consapevolezza e preoccupazione evaporano. Obama una legge perchè gli americani consumino meno e diversa energia l’ha fatta. Negli Usa proveranno ad applicarla. In Europa una direttiva l’avevano fatta, l’abbiamo fatta. Nella certezza che nessuno l’applicherà.
Sostanza dura e scarsa dunque quella del G8. Ma non si vedrà perchè sarà tutta scena, scena per la quale lavorano anche quelli che protestano. Gridano che non vogliono che otto o ottanta potenti decidano per il mondo, per i popoli. Giurano che questo è il guaio. Al netto del fatto che i popoli, quando parlano, parlano con discreta babele tra loro e comunque con lingua non sempre diritta, il vero guaio è che gli otto o ottanta potenti sono abbondantemente impotenti. Magari il G8 fosse quello che i no global immaginano e paventano, magari ci fosse un governo del mondo. E’ proprio quel che manca il governo del mondo, ma questo tutti gli attori in scena non lo racconteranno, perderebbero la parte.

lunedì 6 luglio 2009

Mafia, antimafia e dintorni

Mafia spa



Un ministro della Repubblica Italiana, Lunardi, disse che con la mafia bisogna convivere. Ma per convivere con qualcuno o con qualcosa bisogna prima definire cos'è. E cosa sono le mafie oggi? Di quanti parlamentari, sindaci, assessori dispongono? Le mafie fanno eleggere i loro uomini democraticamente in Parlamento. Sono presenti nei consigli di amministrazione delle banche, delle grandi industrie, delle società immobiliari. Ovunque ci sia la possibilità di riciclare centinaia di miliardi di euro.
In un anno le mafie italiane producono un fatturato di 130 miliardi di euro (stima 2003). Il 70% è profitto, possono reinvestire quasi 100 miliardi all'anno. Comprare ciò che vogliono, chi vogliono. La vita e la morte di un uomo.Trasformare il loro denaro in attività all'apparenza rispettabili. Il PIL delle mafie italiane è superiore a quello dei medi Stati del mondo. Più di quello della Croazia o della Romania. Le mafie sono il più importante e sicuro datore di lavoro (pagano sempre) nel Sud. Grazie alle mafie vivono in modo diretto o indiretto il 27% dei calabresi, il 12% dei campani, il 10% dei siciliani (*). Chi ti dà il pane quotidiano, in mancanza di alternative, diventa il tuo padrone. Le mafie sono la più importante industria del Paese e il primo datore di lavoro nel Mezzogiorno.
Al fatturato diretto delle mafie va aggiunto il fatturato ottenuto dai loro investimenti attraverso il riciclaggio. Nell'ultimo decennio, la somma dei profitti è stata pari a circa 1.000 miliardi di euro. Quanto rendono 1.000 miliardi di euro riciclati in termini politici, finanziari, di influenza sul Governo? E' necessario capire se esiste ancora un confine, e qual è, tra mafie e Stato, tra economia "pulita" e economia mafiosa. Se esiste ancora un'economia "pulita". Se l'economia di uno Stato può sopravvivere senza la partecipazione dei capitali mafiosi. Se è lo Stato a dover convivere con le mafie, o le mafie con lo Stato. Se lo Stato è diventato mafioso dentro, o le mafie sono diventate governative, tutrici del'ordine costituito. Mangano eroe insieme a Borsellino nel Pantheon della Patria. Andreotti senatore prescritto a vita per mafia e per meriti di governo.
I soldi non sono democratici, chi li ha comanda nelle democrazie capitaliste e oggi li hanno le mafie. Dobbiamo domandarci se esiste ancora qualcosa che non sia definibile come mafioso. Se dalla convivenza con le mafie si sia passati a una lenta integrazione che diluisce e inghiotte tutto e tutti.

(*) Dati tratti dal libro "Mafia Pulita" edito da Longanesi


Lettera d'amore

Marco Travaglio


domenica 5 luglio 2009

La forza di una risata


AH AH AH!

Preferiamo l'altro Beppe... ma 'stavolta Severgnini ci è piaciuto


Il ciclista perde i punti sulla patente

Un film di Charlot

Per gravi infrazioni in biciclet­ta — pedalare ubriachi e causa­re un incidente, per esempio — d’ora in poi si perderanno punti della patente dell’automobile. Se esistesse una logica, in questa norma illogica, per infrazioni in automobile si dovrebbe perdere la bi­cicletta. Divieto di sosta? Sequestro della Bian­chi da corsa. Non ce l’avete? Sequestro del triciclo del figlio. Il pianto del picco­lo sarà la vostra punizione.

Tutto nasce dal nuovo Ddl Sicurezza, dentro il quale c’è il Comma della Stranez­za. Recita la legge: «Se il conducente è persona mu­nita...(...) di patente di gui­da, nell’ipotesi in cui, ai sensi del presente codice, sono stabilite le sanzioni amministrative accessorie del ritiro, della sospensio­ne o della revoca della patente di guida, le stesse sanzioni amministrative acces­sorie si applicano anche quando le viola­zioni sono commesse alla guida di un ve­icolo per il quale non è richiesta la pa­tente di guida».

La nuova norma è doppiamente surre­ale. Prima di tutto, il numero di inciden­ti causati da ciclisti in stato di ebbrezza non sembra tra i principali problemi na­zionali. A meno che il legislatore, nella sua imperscrutabile saggezza, veda lon­tano. Usare la bicicletta in una città come Milano richiede enorme coraggio — pi­ste ciclabili risibili, automobilisti scate­nati, motociclisti spesso inadeguati — e qualche ciclista potrebbe cercarlo nell’al­col, come i soldati al fronte prima di uscire dalla trincea. Ma l’aspetto più grottesco della vicenda è un altro. Non si controlla­no a sufficienza gli automo­bilisti, in Italia, figuriamoci se due agenti di polizia avranno voglia di inseguire un ciclista, come in un film di Charlot. Ormai non vie­ne fermato più nemmeno chi guida col cellulare in­collato all’orecchio, come dimostra la serena proter­via dei colpevoli: eppure la norma che lo vieta esiste. L’etilometro per ciclisti, con conse­guente perdita di punti sulla patente (dell’auto), andrà ad aggiungersi ai mol­ti nostri RITI (Regole Italiane Tranquilla­mente Ignorate). Si accettano scommesse.

Beppe Severgnini
04 luglio 2009

ATTENTI AI PATTINI!