martedì 10 novembre 2009

Quanto pagano la nostra salute?


Il macabro "tariffario" del cancrovalorizzatore



Il macabro "tariffario" del cancrovalorizzatore del Gerbido di Torino. Documenti ufficiali che nessuno ha pubblicato.

di Roberto Topino

Dovete sapere che un progetto di ricerca della Commissione Europea, che si chiama ExternE (Externalities of Energy), ha quantificato in modo molto preciso i costi dei danni all’ambiente ed alla salute derivanti da una qualunque fonte emissiva.
Questi costi, in Europa, sono attualmente valutati da 3 a 5 volte meno che negli USA, ma è importante che venga riconosciuto che una centrale elettrica, una discarica, un inceneritore, un cementificio, ecc. provocano danni, che hanno, oltre ad un costo in termini di sofferenza, anche costi economici ben quantificabili.

La società che sta costruendo l’inceneritore del Gerbido, nel 2003 ha fatto uno studio in collaborazione con il Politecnico di Torino e ha redatto una tabella dei costi in euro delle malattie previste. Malattie e costi sono stati riassunti in una tabella, che, a ragion veduta, si potrebbe definire il tariffario del cancrovalorizzatore. Non è un macabro scherzo, è un documento del Politecnico di Torino. Poi il sindaco di Torino Sergio Chiamparino dice che l’inceneritore sarà sicuro.

CALCOLO DELL'IMPATTO SANITARIO CORRELABILE AL FUNZIONAMENTO DELL'INCENERITORE DA 103.000 TONNELLATE/ANNO DI RIFIUTI SOLIDI URBANI PREVISTO A TRENTO.

Il dibattito sui rapporti fra inquinamento ambientale e salute soffre in Italia di un alto tasso di provincialismo scientifico-culturale, per cui, ogni volta che si affronta il problema dell'impatto ambientale e sanitariodi un inceneritore, si mette in dubbio il rapporto emissioni > inquinamento > danni alla salute, trascurando linee guida internazionali che ormai su questo argomento hanno scritto parole inequivocabili, grazie a studi molto complessi (basti pensare al progetto europeo Externe o a quelli della scuola di salute pubblica dell'Università di Harvard (39), che sono in grado di determinare con certezza questo tipo di rapporto e anche di quantificarlo in termini di costi economici.

Nel nostro Paese, invece, chi propone la realizzazione di un insediamento altamente inquinante, si può permettere di dichiarare, senza tema di cadere nel ridicolo, che l'impatto ambientale è nullo o quasi, così come le
conseguenze sulla salute.
Ecco allora che amministrazioni locali, spesso dietro la spinta di comitati civici preoccupati per i rischi sanitari connessi, commissionano studi spesso inadeguati, e, qualora questi studi, inadeguati, rassicurino sull'inesistenza di un rischio sanitario, si giunge invariabilmente alla conclusione, errata, che non esiste impatto, mentre invece la causa è da ricercarsi nell'inadeguatezza dello studio stesso, che non è in grado di mettere in evidenza il danno per la salute.
Contemporaneamente si propongono studi di monitoraggio ambientale ed epidemiologico, spesso anch'essi inadeguati, per verificare l'assenza di conseguenze per la popolazione.
Tutto questo modo di procedere, spesso avvallato anche dalle istituzioni preposte alla protezione dell'ambiente e della salute (ARPA, ASL, Ordini dei Medici) è da considerarsi errato, perché, allo stato attuale, i danni di un inceneritore sono prevedibili a priori in base alle metodiche scientifiche a nostra disposizione, e non è necessario ricorrere a studi "fatti in casa" per capire concetti che già ampiamente fanno parte della letteratura scientifica internazionale.
Sappiamo, infatti, che per qualunque tipo di inceneritore, anche dell'ultima generazione, a parte i costi dovuti al riscaldamento globale, causati dalle emissioni di CO2, CH4 e NO2, più del 95% dei costi esterni sono dovuti all'impatto sulla salute, specialmente in termini di mortalità.

La morbilità (principalmente bronchite cronica, ma anche asma, perdita di giorni lavorativi, ricoveri ospedalieri ecc.) ammonta ad almeno un terzo dei costi causati da PM10, NOx e SO2. (32)
Questi costi sono correlati o alle tonnellate di rifiuti bruciati, tenendo conto dell'attuale normativa Europea maggiormente restrittiva (32), o in base alle emissioni previste (per gli inceneritori in progetto), o dichiarate (per quelli già esistenti e funzionanti) di sostanze inquinanti (39).
In base agli studi Externe della Comunità Europea, l'incenerimento di 103 000 t/anno di rifiuti può comportare una spesa per i danni provocati alla salute di 2.183.600 Euro.
Dopo 20 anni di attività, pari alla combustione di 2.060.000 tonnellate di rifiuti, la spesa sanitaria provocata sarà stata di 43.672.000 euro.
A queste cifre si giunge tramite una quantificazione della spesa ottenuta in base ad una sorta di "tariffario"
, che prevede diecimila euro per ogni punto di Q. I. perso nei bambini, cinquantamila euro per ogni anno di vita perso ecc.
Questo significa, per fare un esempio, che se si tramutassero le cifre da milioni di euro in anni di vita persi, si arriverebbe, nei 20 anni di attività prevista per l'inceneritore, alla perdita di ben 873 anni di vita (essendo pari a cinquantamila euro il costo attribuibile alla perdita di un anno di vita).
Ora è su questi dati, e non su altri, che chi deve decidere se costruire un inceneritore di rifiuti solidi urbani deve basare le proprie scelte.

La cittadinanza esposta deve essere debitamente informata, per sapere quale sia veramente l'elevatissimo prezzo da pagare, chiedendosi se è realmente disposta ad immolare una cifra così mostruosamente elevata di anni di vita solo per aver scelto una metodologia di trattamento dei rifiuti altamente nociva per l'uomo.
La metodica sviluppata presso la Scuola di Salute Pubblica dell'Università di Harvard (39), allo scopo di studiare i danni alla salute provocati dalle emissioni delle centrali a carbone, può essere applicata anche agli inceneritori, perché si limita a stimare il danno causato dai 3 inquinanti principali che sono PM 2,5, SO2, NOx. (cfr tabella).
Pertanto, disponendo di questi dati di emissioni, si può risalire ai costi esterni di tipo sanitario stimati per quella determinata fonte di emissioni.
In queste osservazioni ci limiteremo soltanto alla valutazione dei costi sanitari correlati alle emissioni dei 3 inquinanti considerati dallo studio di Harvard, pur essendo evidente che in questo modo una parte dei danni sanitari dovuti alle altre cause non viene stimata.
La tabella riporta la mortalità in dollari per ogni tonnellata di inquinanti emessa.
Moltiplicando le quantità emesse per le cifre in dollari riportate si ottengono i costi sanitari stimati riferibili a questi inquinanti.


INQUINANTEMORTALITA' IN DOLLARI PER TONNELLATA DI INQUINANTI EMESSA
PM 2,5 PRIMARIE30.000500.
000
SO2 6.000 50.000
Nox 500 15.000

La marcata variabilità di costi stimati dipende dalla differente localizzazione delle fonti di inquinamento: una fonte di inquinamento posta al centro di una zona a bassa densità di popolazione avrà costi sanitari minori rispetto ad una posta in aree ad altra densità di popolazione.
In base ai dati riportati nel progetto per l'inceneritore di Trento, si può risalire ad un costo indicativo, causato dai soli tre inquinanti succitati, con una variabilità da un minimo di 293.000 dollari ad un massimo di 2.700 000 dollari/anno.
· PM 2,5: 1.9 ton/anno: da 57.000 a 950.000 dollari
· NOx: 38 ton/anno: da 19.000 a 570.000 dollari
· SO2: 23.6 ton/anno: da 217.600 a 1.180.000 dollari

Poiché lo studio vale per gli Stati Uniti, dove la densità della popolazione è estremamente più bassa che in Italia (circa 6,5 volte), si può ipotizzare che i costi sanitari di un inceneritore come quello di Trento siano almeno 6 volte maggiori rispetto ai valori minimi e massimi stimati.
Infatti gli effetti degli inquinanti sulla salute dipendono in maniera precipua dalla densità della popolazione esposta.
Pertanto i costi per la situazione italiana andrebbero così ricalcolati: da 1.758.000 a 7.080.000 dollari all'anno.
Per l'area di Trento appare molto cautelativa una stima intermedia dei costi sanitari pari 4.419.000 dollari all'anno, pari a 88.380.000 dollari dopo 20 anni di attività.
A questi costi vanno aggiunti i danni dovuti ai microinquinanti (metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, diossine) e quelli dello smaltimento delle ceneri derivanti dalla combustione dei rifiuti: per ogni 3-4 ton di rifiuti si ottiene circa 1 ton di ceneri. Queste ceneri vanno smaltite in discariche speciali per rifiuti tossici nocivi, che sono più
costose e pericolose delle altre discariche.
La Germania e la Svizzera mettono le ceneri volatili dentro sacchetti di nylon immagazzinati in miniere di sale. In Giappone alcuni inceneritori vetrificano le ceneri. In Danimarca le spediscono tutte in Norvegia.


Questi documenti dimostrano che:

1 - l'inceneritore produce danni alla salute (alla faccia del cancrovalorizzatore veronesi) 2 - questi danni sono oggettivamente valorizzabili attraverso studi scientifici e programmi informatici (uno è quello europeo posto sotto). Purtroppo questa valorizzazione è una grezza riduzione alla monetizzazione della salute, la quale non ha prezzo. 3 - il danno è diffuso e omogeneo e dichiarato dagli stessi che danneggiano, per cui è un danno soggetto a vertenze giudiziarie individuali e/o collettive (class action) di indennizzo sia a preventivo (come deterrente) sia a consuntivo (dopo la costruzione del TCV).

Cordiali Saluti
Gianluigi Salvador