lunedì 16 novembre 2009

La politica cazzara

Dal "mammataxi" alla baby finanza la micropolitica di Montezemolo
di ALBERTO STATERA


Come evitare che col federalismo fiscale esploda il debito pubblico o come riciclare milioni di lattine? Come far riprendere a funzionare appieno l'Università dell'Aquila dopo il terremoto o rimettere in circolo per chi ne ha bisogno i prodotti alimentari in scadenza dei supermercati? Come far conoscere alla gente le biografie delle migliaia di candidati che si presentano a tutti i tipi di elezioni, come costruirsi una casa di bambù o creare il servizio "Mammataxi" per portare i pupi al nuoto? La Fondazione Italia Futura, presunto covo di (presunti) "poteri forti" pronti a commissariare la politica sotto le insegne di Luca Cordero di Montezemolo, Corrado Passera e altri potenti "non legittimati dal voto popolare", se ha grandi progetti politici, come temono in molti, per ora non lo dà a vedere.
Parte dal piccolo, anzi dal "micro". Nessun manifesto politico in vista delle elezioni regionali del prossimo marzo, con tutto quello che comportano per i periclitanti assetti nazionali, nessuna discesa in campo dell'ex presidente della Confindustria sospettato di trame "macropolitiche". Ma un concorso che fa persino un po' di tenerezza, intitolato "Accade domani, premio per le innovazioni e le idee". Trentamila euro in palio per la realizzazione dell'idea di "micropolitica" più brillante.
Il direttore della Fondazione Andrea Romano lo ha progettato - dice - per sondare i grandi "giacimenti di creatività civile" che sarebbero nascosti in questo paese soffocato dalla politica politicante. Anzi dalla "politichetta" da avanspettacolo delle promesse vacue, dei vaniloqui, degli spettacolini televisivi, del Parlamento espropriato, delle leggi e leggine ad personam.
Senza scomodare Stein Rokkan, sociologo svedese che insegnava a Bergen e implementò l'uso delle tecnologie informatiche nelle scienze sociali, e men che meno Popper o Buchanan e la metodologia individualistica, la fondazione montezemoliana ha preso atto che finché la politica era dominata dalle grandi ideologie e dai partiti di massa che ne erano portatori, la micropolitica sembrava inadeguata. Ma oggi la politica è fatta di interessi più che di ideologie, di qualità della vita e giardinetti, di quartieri e trasporti cittadini, di Rom e sicurezza notturna nei garage cittadini, di bollette della luce e del gas.
Insomma, più che al Pil, Prodotto interno lordo, la "ggente" si appassiona al Fil, Felicità interna lorda, mito tanto agognato quanto lontano. Non tanto in una logica bi-partisan, ma post-partisan. Una logica che spesso si rivela concreta e al tempo stesso utopistica. Come dimostrano i progetti ricevuti dalla fondazione montezemoliana, il migliore dei quali sarà premiato con i 30mila euro a fine mese.
Dall'estate scorsa ne sono arrivati quattrocento, nessuno dei quali a occhio e croce influenzato dal fondatore della Nouvelle Droit Alain De Benoist, teorizzatore dell'impegno diretto rispetto alla "metapolitica". I più provenienti da quei "giacimenti di creatività" di cui si dice convinto Romano, che dovrebbero volgere in positivo l'età dell'antipolitica che ha fatto irruzione con la disarticolazione del sistema dopo Tangentopoli e l'affermazione della "nanopolitica" del berlusconismo.
I progetti spaziano dal "Parlamento dei giovani", il "primo social network al mondo i cui utenti possono dialogare con le istituzioni", al copyright delle opere digitali, presentato come il modo per bypassare gli addetti ai lavori per chi non ha "santi in paradiso", cioè non è magari un autore amato dalla Mondadori; dal "Salvagente", il network per salvare le persone dalle calunnie, alla "Radiolina", la radio per sostenere le esigenze dei bambini, che peraltro ha già sviluppi successivi, non entrati in concorso, come "Stronzidapiccoli", un sito e un ciclo di conferenze nelle scuole che dovrebbe insegnare ai ragazzini i segreti della finanza, per difendersi in un mondo di truffatori alla Madoff, o dai tanti epigoni nazionali, e magari pure per diventare ricchi.
Una politica piccola, ma non sempre banale, incardinata sugli interessi e le decisioni dei singoli. I fenomeni politici affrontati con azioni di individui, con gradi minimi di complessità sociale e di istituzionalizzazione, come sostiene il professor Raffaele De Mucci, autore di uno dei pochi testi italiani sulla "micropolitica".
Così, mentre si ristruttura il centro politico con Casini e Rutelli, la fondazione montezemoliana indaga meritoriamente nella creatività civile, che spazia non solo sull'uso del web per la "Realdemocracy", ma anche su come produrre energia elettrica dal moto ondoso dei laghi e dell'Adriatico, o su dove collocare il "Giardino dei pensieri". Comunque, per ora, la Fondazione dei poteri forti non sembra impensierire la politica politicante.