giovedì 19 febbraio 2009

«M'avete intercettata, e ora andate in galera!»


La vendetta di Deborah Bergamini che dalla Rai è finita in parlamento: è suo l'emendamento che prevede il carcere per i giornalisti che rivelino intercettazioni telefoniche da distruggere

dalla Redazione di Liberoblog

Nel novembre 2007 Deborah Bergamini era a capo del marketing strategico della Rai. Venne sospesa dai vertici di Viale Mazzini dopo la pubblicazione sui giornali delle intercettazioni telefoniche che rivelarono presunti inciuci tra Rai e Mediaset. A distanza di oltre un anno - Deborah è oggi parlamentare del Pdl - la Bergamini si vendica con i giornalisti. Pesantemente.

Alla camera arriva infatti il primo sì al ddl Alfano, e un emendamento che introduce il carcere per i giornalisti. Questo emendamento, guarda caso, porta la firma di Deborah Bergamini, l'ex assistente di Berlusconi che fu abilmente piazzata al marketing Rai e che in borsetta deve avere da qualche parte anche un tesserino da giornalista. Alcune sue telefonate, "penalmente irrilevanti", finirono sui giornali nell'ambito dell'inchiesta Saccà.

Le intercettazioni sulla Bergamini riguardavano anche il periodo della morte Papa Wojtyla, avvenuta proprio alla vigilia delle elezioni amministrative del 2005. Lei si preoccupò di concordare con Mediaset una serie di programmi che dessero "alla gente un senso di normalità, al di là della morte del Papa, per evitare forte astensionismo alle elezioni amministrative", per evitare insomma che la gente non andasse a votare per Berlusconi.

La pena prevista nella tremenda vendetta di Deborah per i giornalisti che pubblicheranno intercettazioni per le quali "sia stata ordinata la distruzione" va da uno a tre anni. Già che c'era poteva anche prevedere l'ergastolo.
E quindi in questo Paese dove chi stupra è fuori, dove chi corrompe o è mafioso viene assolto per decorrenza dei termini, i giornalisti possono andare in galera fino a tre anni per aver fatto il proprio mestiere.