domenica 21 marzo 2010

C'è popolo e Popolo!

Per la seconda volta nella sua storia, l'Italia assiste alla fine di un "ventennio" nero... anzi buio.

Ieri 20 marzo è stata la giornata della gente in piazza. Assistiamo sempre più al ricorso di manifestare in piazza e questo, dal punto di vista della partecipazione, è positivo anche se il Paese è costantemente diviso in due... ma questo, per l'Italia, è sempre stato così (ahinoi!).
Una chiave attuale per leggere la "divisione" che stiamo vivendo è ancora quella che vede da una parte le persone che si informano (o semplicemente vedono) l'obsoleta televisione e, dall'altra, le persone che si tengono aggiornate attraverso il più moderno (e incensurato/abile) pc, ovverosia tramite internet.
Il tutto, ovviamente, con le dovute trasversalità e senza voler generalizzare ne' offendere alcuno... ma tant'è!


Ieri 100-150.000 persone, perlopiù provenienti dal nord, si sono radunate a Roma in piazza San Giovanni per quella che si è dimostrata più una festa se non addirittura uno show similartelevisivo, per ascoltare Berlusconi nella speranza che tirasse fuori dalla tasca un asso (tipo abolizione dell'ICI). Oppure che parlasse, come annunciato da La Russa, di contenuti programmatici per risolvere i problemi che ci affliggono. Infatti il ministro picchiatore aveva dichiarato, in diretta Sky: "Non è importante il numero di presenze (sapeva già del flop? GUARDA) ma che oggi qui si parlerà di proposte... "del fare".


Dal boss invece le solite invettive "amorose" contro uno dei poteri dello Stato cioè la magistratura, le domandine tipo quiz televisivo, le volgari offese a Di Pietro, le ingiurie minacciose a Travaglio, Santoro e addirittura a Paolo Borsellino. Per non parlare delle squallide battute su Bonino - Marrazzo. Questo sia nelle sue "imbeccate" che negli slogan degli "imbeccati", non fa differenza.
Ad ascoltarlo, oltre a qualche persona normalmente in buona fede, c'erano giovani nostalgici che hanno applaudito alle note di "faccetta nera" dell'orchestra (ah... c'era anche Apicella), i leghisti di "Roma ladrona" (invece a Milano non rubano i soldi pubblici!?), coppie di anziani con cravatte e pellicce come ad un anteprima cinematografica e donne, più o meno giovani, in cerca di un posto non si sà se di lavoro, in tv o a letto di qualche potente.
Ma, a parte il sarcasmo, la cosa che li univa è che ce ne fosse stato uno che abbia espresso un "pensiero autonomo"; al massimo continuavano a ripetere, in maniera ossessiva, gli slogan creati dai pubblicitari dello psiconano. Nemmeno i leader della coalizione hanno osato parlare al "popolo" prima dello show del capo; ballavano, sorridevano e salutavano sulle note delle canzonette sparate sulla gente per caricarla.
Infine se dalle foto e dai video sottraete l'effetto ottico dei bandieroni esce fuori l'amara realtà che stà vivendo il popolo della destra: la disaffezione, l'astensione... l'usura dovuta all'eccessiva sovraesposizione del talenano e dei suoi slogan che ripete come un disco rotto.

Il fatto è che si è rotto anche il sistema televisivo lavacervelli!


Ecco altre schegge di questa kermesse:
- Isabella Rauti che lungo il corteo scandisce, dal megafono, un "mantenete i ranghi" che non ammette repliche.
- uno striscione con "i tarocchi d'Italia" rappresentati da Antonio Di Pietro, 'il matto', Emma Bonino, 'la morte' e Paolo Borsellino, 'la giustizia'.
- il mantra, de "la scelta di campo" tra "la libertà" e lo "stato di polizia della sinistra".
- Dal palco Denis Verdini (l'ex comunista ora affarista) spara "un siamo più di un milione".
- Treni, bus e persino la metropolitana gratis.(... e noi paghiamo!).
- quelli del "popolo della vita" che gridano contro la Bonino "favorevole a aborto ed eutanasia" e diffondono nell'aria l'appello al voto del 1948. Quello per cui nell'urna Dio ti vede e Stalin no".
- Gianni Alemanno che si lascia scappare un "siete bellissimi".
- il gettonatissimo "Renata presidente, lo vuole la gente". ... ma quale?
- un isolato stendardo della X Mas.

- l'introduzione alla festa sulle note di Star Wars.
- ovviamente l'inno del premier "Meno male che Silvio c'é".
- il duetto amoroso tra Umberto e Silvio.
- uno striscione da "il bue che dice cornuto all'asino" che recitava: 'Di Pietro mafioso, Santoro fascista'.
- le magliette con la scritta 'Meglio un giorno a San Giovanni che cent'anni da Luxuria'.
- un cartello 'se ci tieni al tuo bambino non votare la Bonino'.
- e ancora 'Anche gli iniqui magistrati saranno un giorno giudicati non da un collega fraterno ma dal giusto Padre eterno'.
- il premier che rilegge l'ormai noto discorso sulla sua discesa in campo. Era il 1994. Sedici anni fa. Ma in piazza nessuno sembra accorgersene.

VI BASTA?



Capitolo2: l'altra Italia

In contemporanea manifestavano a Roma i movimenti antagonisti per combattere la lucrosa "privatizzazione dell'acqua".


"Siamo in 200 mila", lo dicono gli organizzatori della manifestazione nazionale contro la privatizzazione dell'acqua in corso di svolgimento a Roma. Dietro lo striscione di testa, c'e' anche il missionario padre Alex Zanotelli e chi gli sta intorno sorride nel sentire le cifre, ma anche sottolinea: "Quello che conta e' la qualita' della partecipazione, piu' del numero".
Lo stesso Zanotelli si dice molto contento per il risultato dell'iniziativa e sottolinea: "Se nei prossimi mesi riusciremo a raccogliere le firme necessarie per far svolgere i tre referendum contro la privatizzazione dell'acqua e poi riusciremo anche a vincerli, sara' il primo colpo che verra' dato alla privatizzazione, che per ora sembra purtroppo vincere in tutto il mondo. A farne le spese sono come sempre i poveri e i deboli e se le cose continueranno cosi' credo che ci saranno anche 100milioni di morti per mancanza d'acqua nel Sud del mondo".

Assenti invece le bandiere di partito. Una scelta precisa degli organizzatori, come spiega anche padre Alex Zanotelli: "Questo, come la promozione del referendum contro il decreto Ronchi, è un impegno non dei partiti ma per la prima volta della società civile, e se il referendum avrà successo sarà una straordinaria vittoria politica dal basso".

Alla manifestazione, organizzata dal forum dei movimenti per l'acqua, hanno partecipato i sindaci e i rappresentanti di vari comuni, tra cui Napoli, Modica, Gubbio, Corchiano, varie realta' politiche della sinistra, dei sindacati e delle associazioni della società civile come il 'No Dal Molin', il Popolo Viola, il Wwf, Legambiente ed il Gruppo Civico Archimede.

Qualcuno ha visto Bakeka?


A Milano sono scesi in strada a ricordo delle vittime di mafia (il più grande dei problemi da risolvere).

Un corteo di 150 mila persone ha sfilato ieri, sabato 20, per le vie di Milano in occasione della quindicesima Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, promossa da Libera. Studenti, gruppi scout, associazioni e semplici cittadini si sono uniti al fianco degli oltre 500 familiari italiani e stranieri di vittime delle mafie presenti in manifestazione. Lo slogan scelto per questa giornata è stato: «Legami di legalità, legami di responsabilità», e sul palco allestito in piazza Duomo sono stati letti i nomi di oltre 900 vittime morte per mano delle mafie.

Nel corteo anche i figli e nipoti del sindacalista Epifanio Leonardo Li Puma, assassinato dalla mafia, che da oltre 60 anni aspettano giustizia. «Tutti nel nostro paese sapevano ma nessuno ha mai fatto nulla. Siamo qui a Milano per dire che è anche grazie a persone come nostro nonno e come Placido Rizzotto che oggi i siciliani hanno un tozzo di pane da mangiare». E in piazza duomo, in prima fila sotto il palco, ci sono anche i genitori dell'agente di Palermo, Antonino Agostino, ucciso insieme a sua moglie Ida Castelluccio il 5 agosto 1989. Da oltre 20 anni questa famiglia chiede che venga fatta giustizia, tanto che Vincenzo Agostino, il padre di Antonino, ha giurato di non tagliarsi più la barba finché non verrà scoperta la verità sulla morte del figlio e della nuora.

Un adesione a 360°, dalla politica alla società civile e al mondo dello spettacolo, che ha colorato per una mattina le vie di Milano, mentre dal palco avveniva la lettura delle vittime di fronte ad una piazza Duomo in completo silenzio.

A chiudere la mattinata l'intervento del fondatore di Libera, don Ciotti: «Quello che si sta vivendo in Italia non è solo una crisi economica ma innanzitutto una crisi politica ed etica – ha detto dal palco - C'è bisogno urgente di onestà, trasparenza e rispetto delle leggi ad ogni livello, dobbiamo stare tutti uniti con il coraggio di dire basta». E per i famigliari delle vittime della mafia don Ciotti ha chiesto giustizia e verità.
Infine Don Ciotti ha affermato: "I candidati non si scelgono solo in base alle vicende giudiziarie, ma in base ai comportamenti e alle frequentazioni" e che "la politica tutta torni a essere politica con la 'p' maiuscola".

Tu, di quale Italia
fate parte?