domenica 1 marzo 2009

Gestione dei rifiuti: termometro di civiltà




I sindaci del nostro comprensorio iniziano a "scoprire l'acqua calda". Dopo aver tentato di bruciare rifiuti a Torre Valdaliga (come se il "carbone sporco" non bastasse!), dopo essere notevolmente in ritardo con la raccolta differenziata "porta a porta" (vedi Santa Marinella... lo dicevamo che anche per copiare ci vuole abilità), dopo aver dimostrato mancanza di cultura e di visione con l'affidamento del PaP a quel carrozzone, asservito alla casta politico-affaristica, chiamato AMA, ora scoprono il TMB (trattamento biologico meccanico).
Delegazioni di comuni italiani, ben più avanti dei nostri nella gestione sostenibile dei rifiuti, già da molto tempo si sono recati in pellegrinaggio in terra santa dove sorgono gli impianti che effettuano il TMB a Tel Aviv (ArrowBio).


Foto della delegazione del Comune Campi Bisenzio
in visita a Yoqneam (Isralele) effettuata a luglio 2008
(quello di spalle, quindi, non è Moscherini)

Il trattamento meccanico biologico, che a differenza di molti altri operanti in Italia, Germania ed Austria NON HA COME OBIETTIVO QUELLO DI PRODURRE IN ALCUN MODO COMBUSTIBILE DERIVATO DAI RIFIUTI da inviare ad inceneritori o cementifici .
Quindi il TMB in oggetto si PONE IN ALTERNATIVA AL RICORSO ALL’INCENERIMENTO compreso nelle varianti di “piro gassificazione”, gassificazione, trattamenti al plasma.
Per i dettagli tecnici esso sembra molto adatto non solo a recuperare energia dalla frazione biodegradabile (organico ma anche carte contaminate) con una resa di biogas ad alta presenza di metano ed una produzione di “digestato” molto bassa (il digestato è il prodotto stabilizzato derivante dal processo di digestione anaerobica) ma anche recuperare tutte le plastiche (che vengono inviate a riciclaggio senza alcuna “valorizzazione termica”), i metalli, il vetro ancora contenuti nelle frazioni residue dopo le raccolte differenziate.
Questo sistema di trattamento che non si pone in alternativa alla forte implementazione della raccolta differenziata, sfruttando il diverso peso dei rifiuti in acqua appare quindi interessante nel trattamento del rifiuto residuo (e può essere facilmente combinato anche con il trattamento delle frazioni organiche pulite provenienti da RD) che non solo viene stabilizzato ma soprattutto recuperato e sottratto alla discarica per un minimo del 60% ed un massimo del 75%.
Questa tipologia di TMB sembra più efficace, per esempio del TMB di Tudela in Spagna dove l’impianto, che non produce CDR, riesce a recuperare una frazione esigua di plastiche lasciando spazio alle “immancabili” proposte di “valorizzazione energetica” anche sulla scorta di normative che vietano di avviare a discarica materiali ad alto potere calorifico. Integrando, per esempio l’altissima capacità del sistema Arrow Bio di recuperare (per galleggiamento) tutte le plastiche con il sistema di lavorazione dell’impianto di Vedelago (efficace nel “sottoriciclaggio” delle plastiche anche più eterogenee) si fornirebbe un'alternativa completa, sanitariamente sicura ed ecologicamente migliore al “recupero energetico” degli scarti plastici “sfuggiti” al sistema delle RD porta a porta. Naturalmente non bisogna confondere né il sistema ArrowBio (ma nemmeno quello Vedelago) che sono utili per operare anche nella fase “back end” (per dirla con Paul Connett) sbarrando la strada anche in questo “spazio residuo” alla riproposizione dei “trattamenti termici” magari sotto le forme di “dissociazione molecolare” o di “torce al plasma”con la realizzazione “tout court” della strategia rifiuti zero che, anzi, richiede una graduale ma decisa sostituzione degli imballaggi plastici (interventi “front end”).
Fatte queste dovute precisazioni il sistema in oggetto sembra poter essere una “parte” funzionale alla realizzazione della “road map” di rifiuti zero al 2020.



Infine mettiamo in guardia la cittadinanza dal tentativo di politici, alcune associazioni ed operatori economici locali che, con tentativi di mero lucro, vogliono appropriarsi di un'eventuale nuova gestione dei rifiuti nuovamente a discapito della popolazione. Ricordiamo:
- a Moscherini che non è il boss del comprensorio;
- agli pseudo-ambientalisti che la sostenibilità, oltre a salvaguardare la salute deve creare
economia locale e posti di lavoro;
- al mondo dell'imprenditoria di impegnarsi, sin dalla fase di produzione ma anche nella vendita,
alla riduzione (sia qualitativa che quantitativa) di quelli che, altrimenti, diventeranno scarti
ingombranti, antieconomici e velenosi.

Il segnale concreto lo avremo quando, partiti realmente con una nuova gestione (basta chiacchiere!), caleranno i ricoverati di tumore e patologie gravi nonché le nostre bollette!!!