venerdì 18 dicembre 2009

Noi stiamo con Marco Travaglio - 1


Nessuno tocchi il soldato Travaglio!

Marco Travaglio è un giornalista, sembra poco, invece, in Italia, è molto, moltissimo. Un giornalista libero che non vive dei contributi dello Stato, delle tasse di operai e impiegati. Come ad esempio fanno i mantenuti Ferrara del Foglio, Polito del Riformista e Belpietro di Libero. Travaglio è esile, non ha la scorta, scrive di fatti documentati. Se un centesimo degli scritti dei suoi libri fosse falso sarebbe in carcere da un decennio. Per poter continuare a scrivere ha dovuto fare un suo giornale, Il Fatto Quotidiano, che non è, come tutto il resto della stampa, a carico dei cittadini. Le grandi testate non lo hanno voluto. Fa il suo mestiere, informa. E questo in Italia non è tollerato.
Nel 2006 Anna Politkovskaja fu assassinata a Mosca. In Russia ai giornalisti liberi si spara. La Politkovskaja disse: "Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano". Lei era diventata un bersaglio e pagò. Travaglio è oggi, a sua volta, un bersaglio di regime. Bruno Vespa ha intitolato Porta a Porta: "Di chi è la colpa?" puntando il dito su Travaglio di cui ha fatto vedere spezzoni inquietanti dell' ultimo Passaparola tratto da questo blog. E' Travaglio che ha armato moralmente lo psicolabile con il modellino del duomo di Milano? (... esaurito da giorni in tutta Milano, ci sono forse migliaia di psicolabili in giro che vogliono ripetere l'insano gesto?). Paolo Liguori, memore dei bei tempi di Lotta Continua, ha esternato: "Nelle parole di Travaglio non c'è un barlume di pietà né di amore. Queste parole possono istigare alla violenza". Nel programma "Pomeriggio 5" in onda su Canale 5, lo psichiatra Alessandro Meluzzi ha un lapsus: "Ci sono lanciatori di pietre. Come si chiama questo personaggio? Tartaglia, Travaglio. Sì, Tartaglia."
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Partito dell'Amore ha detto alla Camera: "A condurre questa campagna (di odio nei confronti di Berlusconi, ndr) è un network composto da un gruppo editoriale Repubblica-espresso, quel mattinale delle procure che è Il Fatto, da una trasmissione condotta da Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio". La tessera P2 2232 Cicchitto ha poi invitato i deputati del Partito dell'Amore a non assistere all'intervento di Di Pietro. La scena dei deputati del Pdl. "nominati" (e non eletti dai cittadini) dal piduista Berlusconi, in fila indiana dietro al piduista Cicchitto per uscire dal Parlamento, come scolaretti dietro al Gran Maestro, rimarrà nella Storia della Repubblica. Mai così in basso.
La P2 regna e informa. Ha scelto un bersaglio: Travaglio, che non può distruggere con la diffamazione o comprare, ma solo abbattere. Dietro Travaglio c'è però la Rete, ci sono milioni di italiani. Se dovesse succedergli qualcosa, anche se dovesse colpirlo un fulmine dal cielo, qualcuno dovrà renderne conto. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Beppegrillo.it




Mauro: “Chiamare Travaglio terrorista, un atto gravissimo e da incoscienti”

di Silvia Truzzi




18 dicembre 2009
La luce che entra dai vetri della stanza del direttore di Repubblica non restituisce l’idea del covo dei mandanti morali. Come il discorso composto, pacato per via delle radici, fermo per via della convinzione. Eppure Ezio Mauro dovrebbe essere uno dei capi del network dell’odio, evocato da Fabrizio Cicchitto nell’aula di Montecitorio.

Direttore, che effetto le ha fatto essere indicato come istigatore?

Mi ha colpito molto per il momento e per la sede. Cicchitto non si è reso conto che parlava in un’aula parlamentare o ha questa concezione del Parlamento? Era interesse di Berlusconi raccogliere i segnali positivi, arrivati dall’unanime condanna del gesto di un folle, dalla tempestiva solidarietà di tutti. Ma Cicchitto non rappresenta una corrente del Pdl, quanto piuttosto una pulsione interna al partito.

L’ha anche rivendicato: “Ho dato voce al popolo del Pdl”.

Certamente l’istinto profondo di Berlusconi è questo. Ed è facile per queste persone mettersi al riparo di una pulsione. Così non fanno politica, salvo che non abbiano un disegno: far saltare il tavolo. E andare alle urne, tentando un’ennesima prova di forza. Come se l’agire politico della destra in Italia si realizzasse in una serie di forzature successive, nell’ incapacità di esercitare la legittimità del governo per il quale hanno ottenuto mandato dagli elettori. Hanno una maggioranza straordinaria e la loro macchina non produce politica. In questi otto mesi, da Casoria in poi, si sono succedute diverse fasi. Prima quella della verità: Berlusconi ha mentito sui suoi scandali. Poi è diventata una questione di libertà: ha definito eversori i giornali di tutta Europa. E ora di legalità, perché attacca Corte costituzionale e capo dello Stato. E questo potrebbe essere ciò che muove i suoi verso il ribaltamento del tavolo. Andare alle elezioni con una piattaforma estrema: cambiamo la Costituzione e facciamola aderire all’anomalia Berlusconi. L’anomalia non è risolvibile: costituzionalizziamola. È come se Berlusconi dicesse al sistema politico: introietta la mia anomalia, sarai sfigurato per sempre. Ma così tutto diventa coerente. È la biografia del premier trasformata in ultima ideologia del paese. La tentazione suprema potrebbe essere andare al voto su questo.

Ma sarebbe un rischio per Berlusconi.

Certo. Potrebbe esserci una maggioranza alternativa. Berlusconi ha l’incarico perché ha un potere di coalizione. Il conflitto con Fini è ancora aperto: lo vogliono cacciare. Ma lui è un co-fondatore del partito e in questo momento ha tutto l’interesse a vedere se nel Pdl si può insediare una cultura diversa dal populismo leaderistico berlusconiano. Però, se questa prova di forza va avanti, Fini si troverebbe in difficoltà ad affrontare una campagna elettorale contro la Costituzione.

Fini è l’ultimo argine delle istituzioni democratiche?

Il presidente della Camera sta dando prova di regolarità istituzionale. E sembra eretico agli occhi del presidente del Consiglio. Almeno fino al discorso del 25 aprile di Berlusconi.

Poi il premier si è pentito.

Sì, ed è cominciata un’altra storia da cui non riesce palesemente a uscire e che gli costa consensi. Una stagione di scandali, di cui Berlusconi è protagonista, sceneggiatore e regista: ha confezionato tutto lui. Fino all’ultimo atto di cui lui è stato vittima.

Lei è stato molto chiaro nel condannare l’aggressione di Milano. Come tutti i giornalisti e i politici. Ma non è bastato. Perché?

Ho sempre distinto la persona dal politico. E dico che la sua politica è stata dannosa per il paese. Questo non significa avere odio. Assistiamo a una falsificazione per cui se non si accettano le norme di eccezione che il centrodestra sta pensando di portare avanti, allora si odia. Il premier dovrebbe rinunciare a trasformare le categorie laiche della politica, che si basano su consenso e opposizione, in categorie pre-politiche che si basano sull’emotività.

Sono i giorni dell’amore berlusconiano.

Quando il leader pretende di essere amato, dall’altra parte fatalmente c’è il rischio che qualcuno trasformi il dissenso in odio. Ma c’è un istinto di guerra permanente nella parte dell’ex Forza Italia che si considera rivoluzionaria, in senso tecnico, e sente di avere una missione di cambiamento. L’altra questione è che la destra berlusconiana è spinta dalla necessità, urgentissima, di trovare norme che strappino il Cavaliere al giudizio dei tribunali. Questa vicenda rischia di essere strumentalizzata e usata per ottenere un misero vantaggio: un salvacondotto per il premier.

Il centrodestra accusa giornali e opposizione di essere la fabbrica dei veleni. E loro sono i primi a urlare con violenza.

Attenzione: non bisogna farsi trascinare su questo terreno. Non ce n’è bisogno. La campagna d’odio la stanno facendo loro.

Intanto i danni sono già visibili.

Non c’è dubbio. Fare la lista di proscrizione in Parlamento è grave, farla contro i giornali è assolutamente inconsueto in democrazia. Chiamare Travaglio terrorista è insensato e gravissimo. Un gesto da incoscienti che può avere delle bruttissime conseguenze: Travaglio è una persona che al mattino esce di casa e va a lavorare. Si può non essere d’accordo con i linguaggi, con i progetti, con le idee. Però far passare tutto questo nella categoria dell’odio può avere effetti non prevedibili .

È preoccupato?

Io credo che la gente capisca. Sono preoccupato per la situazione di un paese dove dilagano corruzione e malavita organizzata.

Crede al golpe al ralenti?

Io non uso nemmeno mai il termine regime. Noi siamo una democrazia. In questa mia affermazione c’è ottimismo della volontà. Sono convinto che la democrazia abbia la forza di regolare le anomalie. Il problema è la qualità della nostra democrazia.

Siamo una democrazia scadente?

Una democrazia che sta degradando. Mi sembra già molto grave dire questo.

Cos’è cambiato dall’editto bulgaro a oggi?

La televisione è peggiorata più nell’informazione che nei talk show, sia nei canali Rai che Mediaset. Vedo nei telegiornali di adesso una decostruzione della realtà e una ricostruzione del paesaggio.